Le recensioni di Bruno Elpis
Tutto sarà perfetto di Lorenzo Marone (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Di Tutto sarà perfetto, l’ultimo romanzo di Lorenzo Marone, abbiamo avuto modo di parlare da queste pagine web in occasione della presentazione milanese del libro presso la Feltrinelli di piazza del Duomo: nel frattempo abbiamo letto il romanzo e oggi torniamo con il nostro commento.
Il complicato, turbolento rapporto tra il figlio Andrea e il padre, il comandante Libero, è giunto alla resa dei conti.
Libero è malato (“Ho il cancro, mica sono zoppo… A tua sorella piace giocare a fare l’infermiera”), Andrea – da tempo latitante nella frequentazione della famiglia d’origine (“Non sono stato un figlio amorevole, proprio come lui non è stato un padre amorevole”) - accetta di passare un fine settimana con il padre, come richiesto dalla sorella Marina: in sua assenza, il figliol prodigo si prenderà cura del padre, un uomo fiero, volitivo, testardo e poco affettuoso (“Un vecchio che non ha voluto accettare le mie scelte, che non ha condiviso nulla della mia vita e non ha mai saputo donarmi una parola di conforto”).
Nonostante le raccomandazioni della puntigliosa sorella (“È scritto in quelle stupide raccomandazioni che ti ha lasciato?”), Andrea spariglia le carte della quieta domestica (“Sì, ho violato la raccomandazione numero 10, e allora?”), in ciò coadiuvato da un complice-avversario (“Il cane nazista , dopo il letto di Marina, ha pensato bene di marchiare anche il divano”): il rissoso bassotto Augusto (“Augusto… è un bassotto di cinque anni viziato e prepotente, re incontrastato della famiglia… Si sarebbe dovuto chiamare Caligola”). Ben presto Andrea scopre che l’allontanamento di Marina non è casuale (“È un anno che Marina non mi liberava della sua presenza, mi mancava l’aria”), ma è stato dolosamente architettato dal padre, disposto a tutto pur di realizzare un segreto desiderio (“Mi piacerebbe tornare a Procida, dove sono nato, dove siamo nati”): quello di tornare un’ultima volta a Procida (“Sai che le tartarughe ritornano sulla spiaggia dove sono nate?”).
Cedendo all’insistenza del padre, Andrea lo accompagna sull’isola e sarà per entrambi l’occasione per scavare tra le pieghe del passato: l’infanzia (“Nessuno ha mai colpa per l’infanzia che si è ritrovato”), le assenze di Libero (“Sai, quando arrivavo qui e vi trovavo sul molo ad attendermi, provavo una sensazione che non ho mai più provato. Non era solo gioia… era gratitudine”), la depressione della madre (“Ai giorni no di nostra madre corrispondevano sempre i giorni sì di Ciccio”), i ricordi dei giochi (la sauna nella Dyane, “Ondina che se ne stava sul suo dondolo a scrutarmi”, Il polpo fra le mani), il primo amore, i fotogrammi scattati dalla fantasia visiva e creativa di Andrea (“Iniziai ad annotare gli scatti sul quaderno”).
Il romanzo copre l’arco temporale di due soli giorni: Andrea e Libero partecipano al matrimonio di un’amica e trascorrono la notte in spiaggia; Andrea e Ondina rivivono l’amore dell’infanzia (“Dell’amore rubato in mezzo a una mangianza”). Poi tutto precipita. L’epilogo - cinque mesi dopo il fine settimana trascorso a Procida – si dispiega a suon di sorprese narrative e tutti i tasselli si ricompongono come nel miglior romanzo di tensione (“Ma perché litigasti con zio Biagio?”).
È un romanzo di formazione (“Il tempo è carnivoro… se gli lasci spazio si prende le tue cose”)?
È un romanzo sulla bellezza (“Tu con la bellezza hai proprio un rapporto speciale, è come se si servisse di te per farsi trovare, farsi guardare”)?
È un omaggio all’amenità dei luoghi (“Il mare di quando si parte dall’isola è diverso da quello di quando si arriva”)?
Sono domande naturali, ma noi non imboccheremo la scorciatoia delle definizioni: il romanzo di Lorenzo Marone è lì, da gustare nell’armonia narrativa (“La vita è un chiaroscuro perenne, ma ogni tanto attorno a noi arriva la luce giusta a illuminare le cose e a renderle perfette. Bisogna accorgersene”), nella caratterizzazione dei personaggi e nella dialettica relazionale (“Mi ritrovo a fare io da padre a chi padre fino in fondo non ha mai saputo esserlo”), nelle frequenti riflessioni esistenziali (“Voglio che disperdiate le mie ceneri nel mare sotto i faraglioni. A casa mia”), nelle incursioni mnestiche. E soltanto abbandonandosi al gusto del racconto, allo stile avvolgente e caldo, ai colori delle fotografie letterarie scattate da una mano sapiente, soltanto allora… Tutto sarà perfetto (“Ci sarà un nuovo piccolo brillio a rendere, seppure per un istante, tutto perfetto”).
Bruno Elpis