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Le recensioni di Bruno Elpis

L’isola dell’abbandono di Chiara Gamberale (i-libri)

coverL’isola dell’abbandono di Chiara Gamberale è Naxos, dalla quale sembra derivi l’espressione essere piantati in asso.
Nasso. Nome di un’isola, d’onde è forse venuto il modo di dire … Lasciare in asso… preso dalla favola d’Arianna lasciata da Teseo… (Tommaso Bellini, Dizionario della lingua italiana)”. 

Dunque, l’illustre precedente è quello di Arianna che, dopo aver guidato Teseo nel labirinto del Minotauro, viene abbandonata proprio a Naxos dall’eroe sulla via del ritorno da Creta ad Atene.
E Arianna si chiama anche la protagonista di questo romanzo che proprio nell’ispirazione mitologica trova forse il suo spunto più originale. 

Fumettista e neo-madre di Emanuele (“Era un’illustratrice di favole e fumetti per bambini, prima di Emanuele”), sempre in preda al complesso dell’abbandono (“Soffriva di fantasia drammatica… un guasto tipico di chi non accetta la realtà e si rifugia nel sogno di qualcosa di meraviglioso o di tremendo”), Arianna decide di lasciare il marito: lo psicoterapeuta Damiano, al quale si è rivolta nel tentativo di guarire prima il narcisista e distruttivo Stefano (“Perché provoca il dolore della sua compagna, se sa che poi le risulterà insostenibile? … Non lo so. È come se ogni tanto mi ritrovassi in un labirinto”), poi se stessa. 

Il romanzo è il flash back della travagliata storia d’amore: dopo una seduta presso l’associazione Genisoli, Arianna rivede la propria storia sbagliata con Stefano (“Questo suo bisogno di sfregiare quello che vi lega”), ricorda il dramma dell’abbandono a Naxos (“Quell’isola. Quello sguardo sbilenco. Il meltemi”), rivive la breve stagione dell’amore con Di – il surfista al quale si lega per una breve stagione sull’isola greca, sempre sulla falsariga del mito secondo il quale, abbandonata da Teseo, Arianna si unisce a Dioniso. Una stagione interrotta dalla notizia della morte di Stefano, che consegna Arianna alla terapia per il trauma subito sino all’esperienza della maternità (“Almeno per nove mesi, aspettavo qualcosa che sarebbe davvero capitato”). 

Il ritorno fugace a Naxos , per incontrare ancora una volta Di, ha il sapore della conquista di una guarigione che si chiama consapevolezza nel labirinto della vita.
Per dirla con Albert Camus (Taccuini): “Un uomo labirintico non cerca mai la verità, ma sempre e soltanto Arianna”.
E per dirla con l’autrice: “Ci sono labirinti dove, per uscire, dobbiamo mollare il filo che avevamo in mano, invece di tenerlo stretto”. 

Bruno Elpis 

http://www.i-libri.com/libri/lisola-dellabbandono/