Le recensioni di Bruno Elpis
Il tempo migliore della nostra vita di Antonio Scurati (qlibri)
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Dal Campiello 2015
Il tempo migliore della nostra vita diAntonio Scurati è un’opera che fonde storiografia, letteratura e autobiografia familiare. Queste dimensioni si intrecciano intorno alla figura di Leone Ginzburg, il cui profilo biografico, culturale e caratteriale viene delineato – in controluce rispetto al compagno Cesare Pavese detto Cesarito (“A Leone propone di ideare e dirigere le collane editoriali insieme a Pavese, mentre lui, Giulio – ndr: Einaudi -, si occuperà di procurare i fondi necessari e dell’amministrazione”), alla moglie Natalia Levi, al filosofo Benedetto Croce e a tanti altri personaggi dell’epoca – per restituire alla memoria dei nostri giorni un’immagine unica per dignità, impegno e valore.
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Il resto della settimana di Maurizio De Giovanni (i-libri)
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Nel romanzo intitolato “Il resto della settimana”, Maurizio De Giovanni trasfonde la sua passione per il calcio e il suo amore per la squadra del Napoli.
Un bar è il covo nel quale i giorni della settimana scorrono (“Il fenomeno, la passione, si capisce nel resto della settimana”), gli avventori si avvicendano, le storie si susseguono in una sorta di rotazione mobile che ha il proprio fulcro nel professore-osservatore (“Il Professore si chiedeva quale psicopatologia inducesse un essere umano a voler fare l’arbitro di calcio”) e curioso (“E che ricerca sta facendo questo amico tuo?... Una cosa sugli effetti del tifo sulla gente. Il calcio inteso come passione”).
Intorno a lui agiscono il gestore del bar, Peppe, e i suoi aiutanti, Deborah e Ciccillo (“Come tutti i clienti era sempre stato portato a considerarli come suppellettili del locale, un’estensione della personalità di Peppe”), caratterizzati nella loro esteriorità gestuale (“Erano agli antipodi della mobilità: Deborah con l’acca veniva tumulata la mattina sulla sedia dietro la cassa…”) e comportamentale (“Ciccillo… era costretto a indossare… una tenuta gelida d’inverno e caldissima d’estate, inadeguata a qualsiasi tempo atmosferico”).
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La peste di Albert Camus (qlibri)
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Tutti sanno che è scomparsa
Curiosamente, ho riletto “La peste” di Albert Camus proprio mentre mio figlio stringeva i tempi per sostenere l’esame di microbiologia. Naturalmente, gli ho domandato se i programmi di Medicina contemplano ancora lo studio della peste (“È impossibile, tutti sanno che è scomparsa dall’Occidente”). Ne ho ricevuto in cambio risposte che contemplavano non soltanto eziologia del morbo e sintomatologia (“Pestilenze e guerre colgono gli uomini sempre impreparati”), ma anche modalità di diagnosi (“Si dichiari lo stato di peste. La città sia chiusa”) e terapie (“Lei sa… che il distretto non ha il siero?”).
Che la pestilenza sia veicolata dai ratti è un fatto noto (“La mattina del 16 aprile il dottor Bernard Rieux, uscendo dal suo studio, inciampò in un sorcio morto, in mezzo al pianerottolo”), e Camus – in quest’opera potentemente allegorica (“Ci sono sulla terra flagelli e vittime… bisogna, per quanto è possibile, rifiutarsi di essere col flagello”) – immagina che così scoppi l’epidemia a Orano, che ben presto diviene anfiteatro della tragedia (“Questa città senza pittoresco, senza vegetazione e senz’anima finisce col sembrare riposante, e vi ci si addormenta. Ma è giusto aggiungere ch’essa è inserita in un paesaggio impareggiabile, nel mezzo di un pianoro spoglio, circondato da luminose colline, davanti a una baia di perfetto disegno”) proprio come Tebe ai tempi di Edipo.
Senso di Camillo Boito (qlibri)
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Ero gelosa fino alla pazzia
“Senso” diCamillo Boito ha per protagonista Livia, una giovane avvenente che sposa per interesse un uomo molto più anziano (“Per mio marito, che avrebbe potuto essere mio nonno, sentivo un’indifferenza mista di pietà e di disprezzo”).