Le recensioni di Bruno Elpis
Solitude Creek di Jeffery Deaver (qlibri)
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La sua arma è la paura
Al Solitude Creek di Jeffery Deaver si consuma una strage, causata più dal panico che dall’insano regista che ha simulato un incendio per diffondere il terrore tra i presenti.
L’eroina di Deaver, Kathryn Dance, qui agisce disarmata (“Niente pistola?”) per smascherare il folle (“… un soggetto sconosciuto, cioè, in gergo poliziesco, un sosco”) che sembra nutrire una passione patologica (“La sua arma è la paura”) che lo induce a scatenare fenomeni di paura collettiva (“Quando la folla prende il sopravvento. Diventi la cellula impotente di una creatura il cui unico scopo è sopravvivere”) in luoghi chiusi (“Enormi ascensori da ospedale erano un luogo perfetto per il gioco del panico”).
Purtroppo, la cronaca reale è ricca di precedenti simili…
In modalità molto americana, la trama porta a ricondurre tutto nelle trame della vittoria del bene sul male, ma la rappresentazione di quest’ultimo è sin troppo estesa e particolareggiata.
La valle dei cadaveri di Antonio Invernici (i-libri)
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Ambientato su “quel ramo del lago di Como” denominato lecchese, il romanzo “La valle dei cadaveri” di Antonio Invernici è collocabile nel genere profondo noir, ma presenta incursioni nell’horror e pertanto si rivolge a un pubblico consapevole di prediligere queste connotazioni del romanzo.
Cosa si nasconde sotto l’amenità illusoria dei paesaggi (“La Valle dei Cani era costituita da una serie di scenografiche cascatelle che, dalle falde dell’alpe fino alla confluenza con il fiume Pioverna, mille metri più in basso, si alternavano a pozze di acqua gelida e trasparente”)?
Perché perfino le lucciole (“il fiume di luce”) sembrano atterrite?
Qual è il sottofondo reale di località ove benessere e rispettabilità prevalgono soltanto nelle apparenze (“quel substrato nero che stava sotto la cartolina”)?
La prima smagliatura al quieto vivere della zona è rappresentata dalla scomparsa di Benedetta, adolescente rampolla di una famiglia facoltosa di industriali.
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La foresta in fiore di Yukio Mishima (qlibri)
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Il profumo di un nuovo germogliare
La foresta in fiore è una raccolta di cinque racconti scritti da Yukio Mishimaall’età di diciassette anni, in un esordio letterario che è considerato la fase romantica dello scrittore.
Nei primi quattro racconti - “La foresta in fiore”; “Otto e Maya”; “La luna sull’acqua” e “A futura memoria” – sono già condensati molti temi cari a Mishima: la tradizione degli antenati, l’indissolubilità che lega amore e morte, le complicanze delle relazioni, il senso incombente della morte della cultura nipponica.
L’ultimo racconto, “Diario di preghiere”, è forse il più accessibile ed è un’analitica rappresentazione dell’evoluzione sentimentale di due bimbi – Yumio (“Yumi in giapponese significa arco… due ideogrammi yumi (arco) e o”) e Yasuko – nel loro passaggio dall’infanzia all’adolescenza.
La testa perduta di Damasceno Monteiro di Antonio Tabucchi (qlibri)
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Come un feticcio amazzonico
“La testa perduta di Damasceno Monteiro”di Antonio Tabucchi prende spunto da un fatto realmente accaduto.
In modo fortuito il gitano Manolo, detto El Rey, ritrova un cadavere decapitato (“I bambini non devono vedere queste atrocità, si disse, nemmeno i bambini gitani”). Firmino, inviato speciale di un quotidiano di Lisbona, viene mandato a Oporto dal giornale per intervistare Manolo (“Una di quelle voci era balbuziente”) e occuparsi del caso.
Grazie ai suggerimenti di Dona Rosa (“E' stata ritrovata la testa...”), la proprietaria della pensione ove Firmino alloggia, indirizzato dalle telefonate anonime di un testimone e imbeccato da un grasso avvocato (“Purtroppo a questo giovanotto non piace la trippa…”) che patrocina le cause dei più deboli, l’inviato speciale ricostruisce le oscure trame di un giro di droga che ha come burattinaio il Grillo verde, alias Titâno Silva, “sergente presso il commissariato della Guarda Nacional di Oporto”.
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