Le recensioni di Bruno Elpis
La valle dei cadaveri di Antonio Invernici (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Ambientato su “quel ramo del lago di Como” denominato lecchese, il romanzo “La valle dei cadaveri” di Antonio Invernici è collocabile nel genere profondo noir, ma presenta incursioni nell’horror e pertanto si rivolge a un pubblico consapevole di prediligere queste connotazioni del romanzo.
Cosa si nasconde sotto l’amenità illusoria dei paesaggi (“La Valle dei Cani era costituita da una serie di scenografiche cascatelle che, dalle falde dell’alpe fino alla confluenza con il fiume Pioverna, mille metri più in basso, si alternavano a pozze di acqua gelida e trasparente”)?
Perché perfino le lucciole (“il fiume di luce”) sembrano atterrite?
Qual è il sottofondo reale di località ove benessere e rispettabilità prevalgono soltanto nelle apparenze (“quel substrato nero che stava sotto la cartolina”)?
La prima smagliatura al quieto vivere della zona è rappresentata dalla scomparsa di Benedetta, adolescente rampolla di una famiglia facoltosa di industriali.
Della sparizione si occupa ufficialmente il pool investigativo del commissario Gropello, già messo a dura prova da un precedente odioso crimine di pedofilia.
Ma, artigianalmente, anche i giovani amici Federico e Massimo, con la graziosa Metz della quale sono entrambi innamorati, si propongono di fare luce sul mistero, nel quale sembra avere un ruolo determinante Vittorino, un montanaro violento e rude, che vive ai margini di Nisio, il paesino ove Benedetta è scomparsa (“Il paesello dove non succedeva mai niente…”), e si destreggia in modo losco tra le cascine (“il quadrilatero maledetto in cui si muoveva Vittorino… un’altra catapecchia… dove tiene un branco di cani disperati e alla fame”) e un mulino abbandonato (“Con il passare del tempo il mulino era divenuto la casa delle fate. Posto misterioso per i più romantici e sede di messe nere per satanisti in erba”).
I primi indizi convergono su alcuni compagni di Benedetta, poi conducono a uno stalker che in chat aveva minacciato la ragazza. Infine le indagini si allargano a un’organizzazione criminale che sulla perversione fonda la propria orrenda attività…
Il romanzo è caratterizzato da un ritmo sostenuto, con continui cambiamenti di azione e di prospettiva. Lo stile talvolta adotta la parlata greve dei ragazzi e, realisticamente, le espressioni violente dei criminali. La narrazione è intervallata da periodi in corsivo che materializzano i pensieri dei protagonisti. I capitoli scorrono rapidi, con l’intersezione di capitoli “bis” che raccontano la prigionia di Benedetta, dal buio dell’antro nel quale è stata segregata (“Il buio è totale e non riesce a capire dove si trovi”).
Bruno Elpis