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Le recensioni di Bruno Elpis

La perla di John Steinbeck (i-libri)

coverTra i romanzi di John Steineck, “La perla” è una storia a sfondo etnico, che mantiene l’attenzione dello scrittore puntata sulle classi povere, questa volta rappresentate dai coniugi indigeni Kino e Juana, genitori dell’infante Coyotito. 

In una realtà che mira alla sopravvivenza (“La canoa… è un argine contro la fame”) e che conosce l’oppressione e lo sfruttamento, una perla (“Per secoli, uomini s’erano tuffati e avevano strappato le ostriche al loro letto e le avevano aperte, cercando il granello di sabbia rivestito di carne”) può rappresentare il miracolo che consente di affrancarsi dalla povertà e di garantire al figlioletto la cultura e, con essa, un futuro migliore.
E' naturale dunque che, quando il miracolo si compie (“La grande perla, perfetta come la luna. E assorbiva la luce e la filtrava, per rifrangerla in un’incandescenza d’argento. Era grossa come un uovo di gabbiano. Era la più grossa perla del mondo”), Kino guardi con diffidenza i potenziali acquirenti – trafficanti collusi con quel sistema capitalistico che è la condanna della gente alla quale Kino appartiene (“Sappiamo di essere truffati dalla nascita fino alla tomba. Ma sopravviviamo”) – e difenda strenuamente il suo tesoro da una comunità che diviene nemica (“Le ghiandole velenifere della città cominciarono a secernere veleno, e la città ne fu gonfia e turgida”) e da ogni tentativo di furto e di appropriazione.

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L’abbraccio di David Grossman (qlibri)

coverLei lo tenne stretto a sé 

L’abbraccio di David Grossman è una poesia narrata e illustrata, facilmente accessibile anche ai bambini. 

Madre e figlio dialogano sull’unicità degli esseri viventi. Il figlio sembra sgomentato dall’idea che l’unicità porti come conseguenza la solitudine, in ciò quasi riecheggiando inconsciamente il sillogismo di Pasolini: “La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la mia solitudine, che è la mia debolezza.”

Tra voli di cicogne e processioni di formiche, nel profumo dei campi, la mamma finalmente trova il sortilegio per rassicurare il suo figliolo (e tutti noi):
“Lei lo tenne stretto a sé. Sentiva il cuore di Ben che batteva. Anche Ben sentiva il cuore della mamma e l’abbracciò forte forte.
«Adesso non sono solo», pensò mentre l’abbracciava, «adesso non sono solo. Adesso non sono solo».
«Vedi», gli sussurrò mamma, «proprio per questo hanno inventato l’abbraccio»”

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Cuccioli di Maurizio De Giovanni (qlibri)

coverI “Cuccioli” di Maurizio De Giovanni sono una neonata abbandonata (“Un cucciolo randagio trovato tra la spazzatura in una città ribollente di odio e di violenza”), sono i bastardini di piccola taglia che misteriosamente scompaiono, sono le persone indifese che si suicidano (“In un certo qual senso quei randagi gli ricordavano i solitari, depressi anziani vittime dell’abbandono che da un po’ di tempo, nella zona, finivano male: per mano propria o altrui”) e che insospettiscono Giorgio Pisanelli detto “il presidente”. 

Si occupano di queste trame i bastardi di Pizzofalcone, l’unità operativa che spera di sopravvivere dopo lo scandalo che ha travolto il commissariato.
I “bastardi” sono persone che hanno un conto aperto con la vita e che vengono efficacemente delineate (“Un pazzo violento che metteva le mani al collo dei sospettati; una mezza spostata fissata con le armi… un siciliano che forse passava informazioni alla mafia… una povera donna con un figlio minorato e un vecchio con l’ossessione dei suicidi”) da uno di loro, Marco Aragona, uno spaccone (“Si diceva che fosse un raccomandato…”) che tuttavia risulta simpatico e che non è insensibile – a modo suo – ai richiami del sentimento. 

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Full of life (Una vita piena) di John Fante (i-libri)

coverFull of life di John Fante è preceduto da una doppia prefazione: quella di Paolo Giordano (“Full of Life è… un esempio brillante di romanzo maschile”) vagamente demagogica (“Io sto dalla parte di Joyce”), quella più cronachistica di Emanuele Trevi (“E alla grande fortuna di Full of life contribuì di sicuro anche il film uscito nel 1956, diretto da Richard Quine e interpretato da Judy Holliday e Richard Conte…”). 

In questo romanzo i personaggi hanno i nomi reali: lo scrittore è John, non più Bandini, sua moglie è Joyce, il papà è Nick Fante. Come nella vita vera. Anche se qui sono parodie o caricature. 

La prima maternità di Joyce diviene terreno di scontro (“Puoi andartene quando vuoi…. Ci vuole una grande pazienza, ma non si può andare via”) tra le diverse ambizioni e speranze dell’insolito triangolo tra marito (“Mi misi a piangere perché non volevo diventare padre, marito e nemmeno uomo, volevo tornare indietro all’età di sei o sette anni…”), moglie (“… la veranda chiusa che aveva trasformato in una nursery… Era tutto rosa, rosa per una bambina, con le tende rosa e dei nastri rosa”) e il di lui papà: un abruzzese purosangue (“La vita senza nipoti maschi non era vita”), attaccati alle tradizioni e alle superstizioni della sua terra (“Era un altro spicchio d’aglio. Emanava un odore forte e selvaggio, pulito e caustico”).
Il risultato è spettacolare e divertente.
Le caratterizzazioni sono potenti. 

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