Le recensioni di Bruno Elpis
Origin di Dan Brown (i-libri)
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Origin è un altro guazzabuglio di Dan Brown, che anche questa volta consacra Robert Langdon (e la “sua memoria eidetica”) protagonista di un’impresa a dir poco velleitaria. Si tratta infatti di rispondere a due domande elementari che – manco a dirlo – sono il nocciolo della vita:
Da dove veniamo?
A cosa siamo destinati?
Possiede le risposte a questi dilemmi, che da millenni affliggono l’uomo e l’ecosistema nel quale vive, l’ateista Edmond Kirsch (“Aveva cominciato a pronunciarsi con crescente convinzione contro quelli che considerava i pericoli della fede religiosa”), una sorta di Steve Jobs (“Sono un computer geek che se ne sta tutto il giorno seduto davanti a uno schermo”) che decide di convocare il mondo intero al museo Guggenheim di Bilbao per notificare le clamorose risposte su Origini e Destinazione cosmica in modo scenografico e plateale. Prima dell’appuntamento con il mondo interconnesso, Edmond ha tuttavia ritenuto opportuno incontrare tre patriarchi religiosi – il vescovo spagnolo Valdespino, un rabbino e un imam – per testare la reazione delle grandi religioni monoteiste alla rivelazione che dovrebbe fondare il nuovo corso delle cose.
Un grande spettacolo di Patrizia Rinaldi (qlibri)
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Il futuro lo fa
Armando è un ragazzo che narra di sé, del primo amore, della crisi coniugale di papà e mamma, del fratellino Andrea, un bambino con mille interessi personali, ma con scarsa propensione a relazionarsi agli altri. Andrea vive in un mondo tutto suo e ama il wrestling perché a questo sport riconduce la schematica rappresentazione della contrapposizione tra buoni (“Gabriel in arte Wild Angel comparve al centro del ring”) e cattivi (“Hellbroke, il nemico del buono, il rivale dell’ho-sempre-ragione-io”).
E proprio quando il piccolo Andrea ottiene di assistere al match che vede il suo idolo contrapposto al cattivo di turno… per una caso la mamma viene ingaggiata come lottatrice e da lì parte un’avventura che rivoluziona gli schemi e mette in dubbio le certezze dei ragazzi (“E meno male che la passione per i manga è solamente un ripiego!”).
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Cecità di José Saramago (i-libri)
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In un eccesso visionario José Saramago interpreta in Cecità le ansie millenaristiche di pandemia, che periodicamente e ciclicamente scuotono l’opinione pubblica (così fu con l’AIDs negli anni ottanta, con il morbo della mucca pazza, con lo spettro dell’aviaria…).
Il romanzo percorre in un crescendo di tensione e di terrore il primo manifestarsi della malattia (“Gli occhi dell’uomo sembrano sani, l’iride si presenta nitida, luminosa, la sclera bianca, compatta come porcellana”), il tentativo di inquadrarla (“Le è entrato qualcosa negli occhi, non gli venne in mente, e tantomeno lui avrebbe potuto rispondere, Sì, mi è entrato un mare di latte”) in una diagnosi preliminare (“Questa cecità è bianca, esattamente al contrario dell’amaurosi, che è tenebra totale”), la sua definizione (“Il mal bianco… come l’indecorosa cecità aveva cominciato a essere designata”), la diffusione del morbo, il tentativo di isolare gli infetti in un luogo chiuso e presidiato (“Si trattava in sostanza di mettere in quarantena tutta quella gente, secondo l’antica prassi ereditata dai tempi del colera e della febbre gialla”), la reazione repressiva del potere (“Fu la paura a fargli puntare l’arma e sparare una raffica a bruciapelo”) e il cinismo delle contromisure (“La cosa migliore sarebbe lasciarli morire di fame, morta la bestia addio veleno”), il divampare del contagio, l’infuriare della distruzione, il degrado dei rapporti umani (“Sono spaventati, non sanno dove andare, è che non c’è paragone tra il vivere in un labirinto razionale, come lo è per definizione un manicomio, e l’avventurarsi, senza la guida di una mano né il guinzaglio di un cane, nel labirinto demenziale della città…”), le dinamiche psicologiche e sociali che si sviluppano in un contesto estremo e di emergenza.
Stoner di John Williams (i-libri)
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Estendendo alla personalità la bipartizione dei fenotipi ereditari individuati da Mendell, potremmo dire che anche nel consesso umano s’incontrano caratteri predominanti e caratteri recessivi. A quest’ultima categoria – quella delle persone pacate, rispettose, tolleranti, attente ai particolari – appartiene “Stoner” di John Williams.
I romanzi dei nostri giorni abbondano di protagonisti “predominanti”, nei quali gli scrittori trasfondono narcisismo, esibizionismo, esasperazioni e mistificazioni che trionfano nella vita reale. Più difficile è interpretare la normalità, l’ordinarietà della lotto quotidiana per la sopravvivenza sociale e individuale o quell’endemico confronto con le difficoltà che invece statisticamente rappresentano l’id quod plerumque accidit di molte vite.