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Le recensioni di Bruno Elpis

Elefante a sorpresa di Joe R. Lansdale (qlibri)

Giocare a Fort Alamo

Elefante a sorpresa di Joe R. Lansdale è l’ennesima avventura del binomio Hap e Leonard, questa volta alle prese con una ragazza albina, alla quale la malavita ha tentato di tagliare la lingua.

La povera ragazza ha infatti assistito a un omicidio e i sicari prezzolati dal potente delinquente (“Wilson Keith era mellifluo quanto letale, e aveva l’anima di un piranha, ma con meno compassione”) tentano di farle la pelle. Il romanzo è azionismo allo stato puro: Hap e Leonard soccorrono la ragazza, la portano all’ospedale (“Leonard… era scivolato giù per le scale con la ragazza e ora partiva di gran carriera, spingendo la sedia a rotelle lungo l’atrio”), ma lì viene stanata dai killer e allora i due detective la sottraggono alle grinfie dei persecutori e, dopo una fuga rocambolesca, si asserragliano in un rifugio  improvvisato (“Stanno dando l’assalto a una stazione di polizia. È assurdo”).

A rincarare la dose ci si mettono le condizioni atmosferiche (“In un turbinio di foglie e rami, pioggia e fango”), così frequenti nei luoghi (“Siamo nel Texas orientale, tesoro. Capita spesso”), che esaltano il clima da puro far west (“Non ci resta che giocare a Fort Alamo”).

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La bambina e il nazista di Franco Forte e Scilla Bonfiglioli (qlibri)

La sensazione di essere suo complice

La bambina e il nazista di Franco Forte e Scilla Bonfiglioli: Leah Coehn e il tenente Hans Heigel. Lei è una piccola deportata nei campi di sterminio, lui è un burocrate che vive un dilemma lacerante e straziante: conciliare il suo lavoro (“Si era ritrovato a vestire una divisa per cui ormai provava solo disgusto”) con il progetto folle e turpe del nazismo (“E lui non riusciva a togliersi la sensazione di essere suo complice”).

Il tenente rivede in Leah la figlioletta Hanne stroncata dalla tisi e, catalizzato da questa identificazione, sottrae la piccola ebrea al destino di morte prima nel campo di Sobibor, poi a Majdanek, il lager di Lublino, mediante stratagemmi che potrebbero compromettergli la vita.

Tra gli orrori che hanno macchiato in modo vergognoso la storia del XX secolo e dell’umanità, attraverso episodi che contrappongono la solidarietà alla crudeltà di gerarchi sadici e alla ferocia di ausiliari indemoniati (Kobyla, “È polacco, significa cavalla scalciante”), in un crescendo di tensione fino al culmine della “Aktion Erntefest, Festa della Mietitura” finale, con grande efficacia narrativa e credibilità storica gli autori coinvolgono il lettore in una storia che ha la potenza drammatica della tragedia e provocano un crescendo di emozioni in una gamma che spazia dallo sdegno alla speranza.

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A un metro da te di Rachael Lippincott (qlibri)

Non avvicinarti tanto da toccarli

Will è ricoverato per una “cura sperimentale per il B. cepacia”. Stella è in attesa di trapianto dei polmoni. Quando i due ragazzi si incontrano nel medesimo ospedale, fanno scintille per via dei caratteri così diversi: lei è metodica (“Una lista di cose da fare?... Un metodo un po’ vecchiotto per una che crea app…”) e altruista, lui è cinico e provocatore. Basta scorrere i loro desideri su Roma. Quello di lei: “Vado al numero 27, Cappella Sistina con Abby” (Abby è la sorella). Quello di lui: “Mi accontenterò di fare sesso in Vaticano”.

Ma, come spesso accade, la diversità attrae e così le cose ben presto si complicano (“Sei una ragazza che sta morendo con il senso di colpa di un sopravvissuto. È roba da impazzire”) perché l’attrazione deve fare i conti con la malattia che entrambi patiscono: la fibrosi cistica (“Non avvicinarti tanto da toccarli. Per la tua e per loro sicurezza”).

Il romanzo appartiene al filone sconsigliato tanto agli ipocondriaci quanto ai teneri di cuore (ahimé, temo di appartenre a entrambe le categorie e certi romanzi stimolano la mia voluptas flendi), ma ha anche finalità divulgative su una patologia tragica alla quale la scienza non ha ancora trovato rimedi. Non oso pensare al film…

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1933 Un anno terribile di John Fante (qlibri)

Eravamo una casa piena di sognatori 

In questo romanzo praticamente perfetto di John FanteIl 1933 è davvero Un anno terribile (Siamo nei guai… dobbiamo soldi a tutti”)per il giovane Dominic Molise e per la sua famiglia italo-americana. 

Dominic, come il Bandini della saga di Chiedi alla polvere, sogna a occhi aperti (“I Chicago Cubs… I miei futuri compagni di squadra”) e, nel delirio del sogno, dialoga con il suo Braccio,  strumento necessario per la realizzazione del sogno.

Sotto le pressioni di una nonna arzilla e impicciona che non si rassegna alla condizione di emigrata (“Tutti i ragazzi di diciassette anni dovrebbero confessarsi almeno due volte al giorno”), con una mamma-matriarca che rimane in secondo piano (“Mettiti la calza. E continua a pregare”) e l’immancabile padre semi-disoccupato e dongiovanni (“Ci manteneva giocando a biliardo, in inverno”), Dominic ne combina di ogni colore: scopre il sesso (“Spaventosa come un nido di topi… ), va all’assalto di Dorothy Parrish, sorella dell’amico, concepisce un folle piano per realizzare il suo sogno di gloria (“La betoniera… l’abbracciai e la baciai, e piansi per mio padre e tutti i padri, e anche per i figli, perché eravamo vivi in quell’epoca, per me stesso, perché sarei dovuto andare subito in California, e non avevo scelta, dovevo farcela”).

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