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Le recensioni di Bruno Elpis

“E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche” di William S. Burroughs e Jack Kerouac

KerouacVITE SPERICOLATE E GENERAZIONE DI SCONVOLTI 

Come la storia biblica dell’uomo è inizialmente macchiata dal fratricidio primordiale di Caino, così anche la beat generation ha il proprio peccato originale. Di questo delitto si parla nell’opera in commento che, a parer mio, ha un interesse più storico che letterario, in quanto è scritta da due autori che avranno un grande seguito nel movimento culturale noto come beat generation: William S. Burroughs e Jack Kerouac. 

Il “quattro mani” si sviluppa in capitoli alternati: comincia il barista Will Dennison alias Burroughs (“In qualche modo Dennison mi ricordava un cowboy. Ma non il cowboy che si vede nei film su un destriero bianco… Will è il tipo di cowboy … che si dilegua pian piano con i soldi appena il buono e il cattivo aprono il fuoco”), prosegue il marinaio Mike Ryko alias Kerouac. E così via di paragrafo in paragrafo. Un dittico baciato e specchiato, ove si alternano la sregolatezza allotropica di Burroughs e la natura itinerante di Kerouac, a raccontare il grave fatto di cronaca nera che si colloca agli albori della cultura beat. 

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Fisco inferno di Alberto Marcheselli (i-libri)

coverAnche del fisco, come dell’essere in filosofia (to on pollacos leghetai), si può parlare in molti modi.
In chiave statistica – e per deprimerci – possiamo tentare di calcolare quando cade il cosiddetto “giorno della libertà fiscale”, ossia il giorno in cui il nostro lavoro comincia a produrre reddito per noi stessi: in Italia, nel 2013, il giorno della libertà fiscale è arrivato il 16 luglio. In pratica, per buona metà dell’anno, chi più chi meno, abbiamo tutti faticato duramente per pagare le tasse.
In chiave storica possiamo sbizzarrirci nel definire “asburgica” la burocrazia fiscale che immobilizza l’Italia, “borbonico” un sistema tributario fondato sull’imposizione spesso arrogante e vessatoria, “bizantini” i complessi meccanismi che affliggono chi voglia cimentarsi in macchinosi e insidiosi conteggi con l’intento di onestamente assolvere i propri doveri di cittadini. 

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“Che fine ha fatto Baby Jane” di Henry Farrell

Bette DavisBaby Jane feat. Bette Davis

Cinematograficamente reso in un fantastico film interpretato da Bette Davis e Joan Crawford – due vecchie glorie di Hollywood, rivali anche nella realtà – “Che fine ha fatto baby Jane” di Henry Farrell è un melodramma gotico che narra il drammatico epilogo delle gelosie reciproche di due sorelle. 

Jane è stata enfant prodige (“Baby Jane era una gloria nazionale”), una realtà che il mondo dello spettacolo spesso crea (“Era una bambina piccola, compatta, dagli occhi grandi, luminosi e una gran massa di capelli neri, vestita completamente di bianco”) e poi cinicamente distrugge.
Vezzeggiata e viziata dai genitori, dopo che questi sono periti tragicamente, Jane viene offuscata nella fama dalla sorella Blanche, che diviene una diva del cinema.

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Il potere del numero sei di Pittacus Lore (qlibri)

coverCRITICARE DALLA QUARTA DI COPERTINA

Comincio il mio commento invocando indulgenza e perdono. Soprattutto agli appassionati di fantascienza chiedo benevolenza e uno sconto, perché ho scelto questo libro con le migliori intenzioni: cimentarmi in un genere che mi vede incompetente. Ma soprattutto miscredente.
Poi aggiungo un’avvertenza sul metodo scelto per condurre la mia critica a questo libro(!): commentare le frasi riportate nella quarta di copertina (virgolettate a mo’ di titolo di ogni paragrafo). 

LORO ci danno la caccia
Quelli che danno la caccia sono i Mogadorian che “hanno occhi ovunque”. E “sono piuttosto riconoscibili: hanno una pelle così chiara che sembra sbiancata con la candeggina…
Quelli che subiscono la caccia sono i “nove Garde sopravvissuti del pianeta Lorien”. In parole povere: sono alieni. “Eravamo nove Cêpan e nove Garde”. Cosa siano poi questi Cêpan, vallo a capire. Alieni di rango inferiore? Cloni? Animali domestici? Però, a ben pensarci, i Garde hanno un animale vero e proprio (si fa per dire) al seguito: Bernie Kosar, un cane che all’occorrenza si trasforma in falco, salvo poi tornare “alla sua forma di beagle”.
Ma questa incomprensione ben mi sta: non ho ascoltato il consiglio del mio amico Robbie (rimando tutti alla sua opinione) e non ho letto il primo episodio della serie!

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