Le recensioni di Bruno Elpis
Yukio Mishima – La scuola della carne (qlibri)
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Les liaisons dangereuses del Sol Levante
“Le relazioni pericolose” è un’opera di Pierre-Ambroise-Francois Choderlos del Laclos che, alla fine del settecento, narra le avventure libertine della nobiltà francese. Pericolosa, in senso nipponico, è la relazione che l’aristocratica e divorziata Taeko (“Taeko aveva lineamenti luminosi e splendidi che la facevano apparire molto più giovane dei suoi trentanove anni”) – in altra epoca! - instaura con Senkichi, bellissimo giovane conosciuto in un locale gay alla fine della seconda guerra mondiale, in un periodo storico nel quale il Giappone delle tradizioni, tra i cocci del nazionalismo, è costretto a subire l’invasione della cultura occidentale e americana.
Ho trovato interessante l’evoluzione del rapporto, che diventa ossessivo, sullo sfondo delle tensioni sociali e culturali del dopoguerra.
Doctor Sleep di stephen King (qlibri)
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Il sequel di Shining ha stimolato in me una pluralità di idee e di reazioni.
Così ho suddiviso i miei commenti per tematiche: (molti) vizi e (poche) virtù dei sequel, il fascino indiscreto del “paranormal horror” imputabile alla luccicanza, l’interpretazione che il Doctor Sleep fornice all’eutanasia…
Il libro dei sogni di Mikkel Birkegaard (qlibri)
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BYE BYE FANTASY
Prima di dire il mio definitivo addio al fantasy, mi accingo a un’impresa improba: cercare di commentare con decenza un’opera che – se devo dirla tutta, ma proprio tutta e fino in fondo – ha catturato la mia attenzione per il titolo (che scimmiotta Freud) e per il cognome dell’autore (così simile, non fosse per l’iniziale, a quello del più celebre filosofo danese). Ovviamente, questi criteri per la scelta di un libro sono troppo labili e le premesse sono troppo deboli per fondare l’interesse in un genere che – evidentemente – mi è alieno…
Vediamo allora come posso razionalizzare una bislacca storia intorno alla quale viene scritta la bellezza di 399 pagine fitte fitte.
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Medea. Voci di Christa Wolf
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The other side of Medea (una madre amorevole)
E se Medea non fosse l’infanticida che mitologia e tragedia euripidea ci hanno consegnato?
La Wolf, in ambito artistico-letterario, compie la medesima operazione che Cartesio esperì in filosofia. Come Cartesio - esercitando il dubbio iperbolico dello scetticismo metodologico – negò gli assunti da sempre ritenuti incontestabili per costruire un nuovo sistema di pensiero, così Christa Wolf nega la tradizione e ripropone una mutazione di Medea: non già la donna passionale e accecata dall’amore, che tradisce la patria, aiuta Giasone a impossessarsi del vello d’oro, lo segue a Corinto ove – sentendosi respinta – follemente uccide i figli cha da lui ha avuto; bensì un essere pensante e positivo a partire dal nome (“Medea ossia colei che porta consiglio… guaritrice”), decisa ad andare sino in fondo per smascherare il delitto (“A Medea è toccato portare alla luce la verità sepolta che determina la nostra convivenza, e … noi non lo tollereremo”) sul quale il potere si basa (“Dovevo conoscere il segreto di quella regina”), carismatica per i colchi approdati a Corinto e sfidante nei confronti del re Creonte e del suo apparato (“Lo dicono i corinzi, per loro una donna è selvaggia se fa di testa sua”), protettiva e materna verso i figli (“Erano spensierati, pieni di vita, quello che assomiglia a Giasone è più prestante di quello scuro, ricciuto, che però è più selvaggio e ribelle del fratello”) che vengono uccisi non da lei, ma dalla furia collettiva (“La scrittrice parte … dal presupposto che dal matriarcato non possano discendere pulsioni distruttive”).