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Le recensioni di Bruno Elpis

Yukio Mishima – La scuola della carne (qlibri)

coverLes liaisons dangereuses del Sol Levante

“Le relazioni pericolose” è un’opera di Pierre-Ambroise-Francois Choderlos del Laclos che, alla fine del settecento, narra le avventure libertine della nobiltà francese. Pericolosa, in senso nipponico, è la relazione che l’aristocratica e divorziata Taeko (“Taeko aveva lineamenti luminosi e splendidi che la facevano apparire molto più giovane dei suoi trentanove anni”) – in altra epoca! - instaura con Senkichi, bellissimo giovane conosciuto in un locale gay alla fine della seconda guerra mondiale, in un periodo storico nel quale il Giappone delle tradizioni, tra i cocci del nazionalismo, è costretto a subire l’invasione della cultura occidentale e americana. 

Ho trovato interessante l’evoluzione del rapporto, che diventa ossessivo, sullo sfondo delle tensioni sociali e culturali del dopoguerra.

Il rapporto è studiato con abilità e originalità: nasce come capriccio (“un uomo che non sarebbe stato niente più che l’avventura di una notte”) e ricerca del piacere (“Senkichi aveva un contegno da gigolo”), è alimentato dalla diversità sociale (“un uomo con cui formava una coppia tanto mal assortita”) e da una sorta di compensazione sado-masochistica (“Nessuno aveva mai trattato Taeko a quel modo”) tra due personalità dissonanti (“E così, fin dal principio, i due iniziarono a ferirsi a vicenda”) e con pulsioni opposte (“Sul suo viso insolente era affiorata quell’espressione soddisfatta tipica di un professore che punisce uno degli allievi prediletti”), procede nell’ambiguità (“Vista la loro ambigua e disinvolta amicizia, che talvolta sconfinava nell’amore…”) e nell’incertezza (“Taeko sapeva che in un modo o nell’altro la cosa sarebbe finita…”). 

MishimaLa relazione, più pericolosa che mai, si staglia sullo sfondo della contaminazioni occidentali: la moda (“un gala in cui Yves Saint Laurent, uno stilista la cui fama cominciava a scalare il firmamento della moda parigina, avrebbe presentato la sua collezione”) è allora predominio incontrastato degli stilisti francesi come Dior, le incursioni culturali (“La donna dei sogni con Anita Ekberg”) dilagano nei costumi e nelle abitudini giapponesi… 

Senkichi incarna la malizia (“Aveva un sorriso colmo di malevolenza e malizia, ma allo stesso tempo lasciava trapelare qualcosa di terribilmente puro e dolce”), l’edonismo effimero (“Era convinta che il solo pensiero di qualcosa di duraturo costituisse per lui una specie di tabù”), il sadismo (“Taeko sapeva che si trattava di un gioco, che era una violenza fittizia, e ne era amareggiata”), il mistero (“Più lei cercava di capirne il mistero, più questo s’infittiva”), l’opportunismo (“Conosceva bene l’opportunismo di Senkichi”) e l’arroganza del dominatore (“Ma lui… lui è una persona orribile!”). Ma è ancor più interessante seguire le reazioni della donna giapponese che cerca una propria via esistenziale nell’emancipazione e nell’indipendenza (salvo subire il giogo della passione e dei sensi). 

La parte finale s’impenna: su di essa aleggia il binomio eros-thanatos, e la relazione sembra imboccare la via maledetta di una morte (“Sarebbe stato magnifico, quella notte, seguire Senkichi in un doppio suicidio d’amore!”) anticipata con le tonalità che la stessa biografia di Mishima ha rappresentato in modo plateale.
L’epilogo giunge per nulla scontato, in un crescendo ove tensione, ricatto, vendetta e riscatto si accavallano tra tinte fosche e iridescenze impressionistiche: tutte rigorosamente orientali… 

Bruno Elpis 

http://www.qlibri.it/recensioni/romanzi-narrativa-straniera/discussions/review/id:40808/