Le recensioni di Bruno Elpis
Allegra – La figlia di Byron di Iris Origo (i-libri)
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Iris Origo, nel libello intitolato “Allegra – La figlia di Byron”, redige la biografia di Allegra, figlia illegittima che il poeta inglese ebbe da Claire (“L’unica figura capace di occupare il posto di Shelley nella sua immaginazione: Lord Byron. Certo nel soccombere al glamour della sua reputazione e alla leggenda dei suoi diabolici bellezza, spirito e fascino, Claire non era sola”).
Claire è sorellastra della moglie di Shelley e vive nell’entourage di quest’ultimo. La prima parte del racconto descrive la fase nella quale i Shelley, Byron e Claire si frequentano e viaggiano per l’Europa.
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Il vino della solitudine di Irène Némirovsky (i-libri)
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“Il vino della solitudine” è un romanzo nel quale Irène Némirovsky materializza la sua tendenza a rappresentare rapporti famigliari difficili e conflittuali, spesso basati sull’ipocrisia.
Bella è una donna volubile, capricciosa, infedele. Pur essendo piacente d’aspetto, ha qualcosa che ricorda un’arpia (“Un’agile e spasmodica torsione che ricordò a Hélène il movimento dei serpenti ritti su una testa di Medusa…”). Ha sposato Boris per interesse (“Voi! Sposare un piccolo ebreo oscuro, vissuto Dio sa dove, di cui non si conosce neanche la famiglia!”), ha una figlia che non ama e che la ricambia (fin da piccola, Hélène nelle preghiere “sostituiva il nome di sua madre con quello di Mademoiselle Rose, con una vaga speranza omicida”).
Boris “sapeva che la moglie era corteggiata, che piaceva agli uomini… E lui l’amava…” Litigi e tradimenti sono all’ordine del giorno (“Karol partì e le serate tornarono a essere tranquille”).
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Il malinteso di Irène Némirovsky (i-libri)
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“Il malinteso”, il primo romanzo di Irène Némirovsky, racconta l’adulterio di Denise Jessaint, parigina ben accasata con il ricco Jacques (“Il matrimonio, un vero matrimonio francese, d’amore e di convenienza, poi la maternità…”), con Yves Harteloup, giovane prestante con un passato di ricchezza e un presente da impiegato déclassé.
Nel romanzo è facile leggere l’atteggiamento della scrittrice nei confronti del “genere maschile” e la concezione che il maschio è irrazionale (“Brontolò con la mancanza di logica tipica degli uomini”), interessato soprattutto agli affari (“Lei aveva immaginato che si occupasse di affari, come Jacques e come la maggior parte degli uomini del suo ambiente, quegli affari di cui le donne non capiscono nulla, se non che si traducono in grosse somme…”), traditore e, per questo, da perdonare (“Mia madre… lo ha perdonato anche quella volta, una delle tante. Lo perdonava sempre: i suoi tradimenti erano quasi un’opera d’arte…”), spaventato dall’amore (“Perché non dite chiaro e tondo amore? Vi spaventa così tanto questa parola?”), materialista (“No, ho un’automobile… È meglio di una donna, però succhia altrettanto denaro…”).
Di fronte a tanti difetti, l’atteggiamento dell’autrice rimane contrastato: un “misto di estraneità e di superstizioso rispetto”, di fronte a “una volontà che si subisce senza capire, come la volontà di Dio”.
Nella mente dell’ipnotista di Lars Kepler (qlibri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Esagerato!
Sarà che i Lars Kepler, in realtà, sono due persone (i coniugi Ahndoril), sarà che “Nella mente dell’ipnotista” si agita troppo inconscio… ma il ritorno dell’ipnotista avviene sotto il segno dell’eccesso.
Al di là della mole monumentale del romanzo, la mia critica si rivolge all’enfasi azionistica che rende esagerato un romanzo peraltro complessivamente divertente e coinvolgente.
PARTIAMO DAL PROTAGONISTA. Erik Maria Bark è un super eroe per abilità intellettuali (“è medico, psichiatra e psicoterapeuta, è specializzato in psicotraumatologia e psicologia delle catastrofi”), per doti umane (“ha lavorato in Uganda per la Croce Rossa”) e per il fascino inconsapevole che lo rende non soltanto involontario donnaiolo, ma anche ghiotta vittima di stalking.
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