Le recensioni di Bruno Elpis
Nella mente dell’ipnotista di Lars Kepler (qlibri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Esagerato!
Sarà che i Lars Kepler, in realtà, sono due persone (i coniugi Ahndoril), sarà che “Nella mente dell’ipnotista” si agita troppo inconscio… ma il ritorno dell’ipnotista avviene sotto il segno dell’eccesso.
Al di là della mole monumentale del romanzo, la mia critica si rivolge all’enfasi azionistica che rende esagerato un romanzo peraltro complessivamente divertente e coinvolgente.
PARTIAMO DAL PROTAGONISTA. Erik Maria Bark è un super eroe per abilità intellettuali (“è medico, psichiatra e psicoterapeuta, è specializzato in psicotraumatologia e psicologia delle catastrofi”), per doti umane (“ha lavorato in Uganda per la Croce Rossa”) e per il fascino inconsapevole che lo rende non soltanto involontario donnaiolo, ma anche ghiotta vittima di stalking.
Erik è dotato di poteri speciali e li esercita sui pazienti attraverso l’ipnosi (“Rocky è entrato in una trance così profonda che l’attività cerebrale è minore di quella della fase REM e la respirazione è simile a quella di un animale in letargo”), che utilizza con tecnica più acquatica (“Si avvicina alla fase d’induzione… Cammini sul bagnasciuga verso la lingua di terra… l’acqua diventa più scura via via che scende più a fondo”) che clinica. Nonostante tutti questi impegni, il nostro ipnotista trova anche tempo e voglia di prendere lezioni di piano da un’affascinante insegnante non vedente (“Nel buio il cieco è sovrano”). Inguaiandola (ma non in quel senso!). E per non lasciarsi mancare nulla ed essere sufficientemente dannato (il ruolo lo richiede), ingurgita pasticche (“Estrae un Mogadon dal blister e inghiotte la compressa senz’acqua”) e divora Stilnox come fossero noccioline.
PROSEGUIAMO CON L’ASSASSINO (“Emerge un’aggressività teatrale dell’assassino: sono i preparativi a essere ben ponderati… mentre l’aggressione è istintiva”). Avvisa la polizia con filmati che ritraggono le vittime ignare, maneggia con disinvoltura il coltello come fosse una penna (“Un serial killer che perseguita le sue vittime”), spia le donne nelle loro case, si avventa sulle stesse, ne deturpa i visi, semina indizi a bizzeffe (“statuette di porcellana capovolte”), si appropria di macabri trofei (“A Katryna sono state sottratte le unghie finte di entrambe le mani”) e spariglia le prove (“Un pezzo di capriolo di porcellana”). Tanto indisciplinato nell’esecuzione, quanto abile nel mentire le proprie spoglie di serial killer, si nasconde sotto il profilo di un predicatore (“Lo chiama predicatore imbrattato”) che indossa una cerata gialla come divisa.
I personaggi sono numerosi, serve la bussola per orientarsi. Il mio preferito? Nestor, il paziente balbuziente che fa indovinelli con la stessa abilità enigmatica della Sfinge a Tebe.
Le situazioni sono tutte estreme: orge vip (“Li chiamano saturnali… Un gioco di ruolo?... No, è un’orgia”), droga à gogo (“Cocaina ed ecstasy… Ma poi hanno cominciato a girare spice, monkey dust, cantaride…”), preti dediti più ai vizi che alle funzioni religiose, stabili abbandonati e interrati da incubo, locali equivoci (“Ricordo solo stranissime stanze dai colori psichedelici”), sinistri cimiteri degli animali, case-labirinto, cantine con gabbie da circo.
Il finale è incandescente (viene appiccato un rogo), funambolico (il cielo è pieno di elicotteri), risolutivo (a Margot, l’investigatore capo dell’indagine, si rompono le acque. Auguro al nascituro che la mamma, nel partorire, sia più abile di quanto non dimostri nell’indagare!).
Bruno Elpis
http://www.qlibri.it/narrativa-straniera/gialli,-thriller,-horror/nella-mente-dell'ipnotista/