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Le recensioni di Bruno Elpis

Spaghetti all’assassina di Gabriella Genisi (qlibri)

coverUna teoria piuttosto che un semplice piatto 

Gli “Spaghetti all’assassina” di Gabriella Genisi non sono una semplice ricetta. Di più. Sono una tradizione della Barivecchia, una liturgia, un mito: perché “Lo spaghetto all’Assassina è una teoria piuttosto che un semplice piatto”. 

Nella sua nuova avventura la sexy-commissaria Lolita Lobosco deve scoprire l’identità di un assassino crudele, che ha realizzato una terribile vendetta (“Stramaglia è stato incaprettato, evirato e ucciso con una freddezza e una violenza inaudite”) ai danni di un ristoratore che nella sua vita è stato tanto sessualmente attivo quanto equivoco.
Per non smentire la sua fama di abile solutrice di casi polizieschi, Lolì (“Lolità, allora. Che nome meraviglioso. Un nome da tango il suo”) si destreggia tra interrogatori in questura, relazioni con la procura e… interferenze di una vita privata movimentata e ricca di insidie e tentazioni. Come quella rappresentata dall’affascinante executive chef franco-algerino Matou Banallal (“Il nome di una barca non si cambia mai, per nessuna ragione”), tra i sospettati. 

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Rosso bastardo di Ferdinando Pastori (i-libri)

coverCon “Rosso bastardoFerdinando Pastori torna e propone un’altra avventura di Fabio Paleari in un noir dinamico e incalzante. 

Fabio Paleari è un investigatore sui generis. Narcolettico (“Il tuo armadietto dei medicinali non è mai vuoto. Provigil per tenere sotto controllo la sonnolenza diurna ed Effexor contro la cataplessia e le allucinazioni ipnagogiche”), ha un passato di poliziotto, una rete di informatori borderline (“Il Fantino… Gambe arcuate, camminata sghemba… L’hai conosciuto quand’eri ancora in polizia…”), si avvale di collaboratori prezzolati come Theo e Laurent. Riceve ingaggi da committenti equivoci: i protagonisti della “mala”. 

In questo romanzo Fabio Paleari rintraccia una prostituta armena (“Il suo nome è Maïranouche”) e la riconsegna al suo protettore, salvo pentirsene. Un altro incarico lo raggiunge (“Il lavoro tiene la mente occupata e sono passati due giorni dal tuo ultimo incarico”), anch’esso commissionato da un malavitoso (“Salvatore Delicato. Lo zoppo”) al quale è stata sequestrata la giovane figlia, Costanza (“Primo piano intenso di una ragazza. Non più di diciotto anni. I capelli rossi e le labbra carnose, Le guance spolverate di lentiggini e gli occhi grandi color nocciola che guardano dritti nell’obiettivo. Come a sfidarlo. Specchio, specchio delle mie brame…”). I rapitori inviano messaggi minacciosi e odiosi, stabiliscono un termine stringente per il pagamento del riscatto  (“Cinque giorni per pagare il riscatto”) e dettano condizioni estreme (“Vogliono che io mi ammazzi subito dopo aver pagato il riscatto. Solo così lasceranno libera mia figlia”). Ben presto dalle indagini affiora un dubbio: “Non credo che dietro il rapimento ci sia esclusivamente il riscatto…” 

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Il confine di Sebastiano Vassalli (i-libri)

coverAffidiamo a “Il confine” di Sebastiano Vassalli il compito d’interpretare un pensiero sulla ricorrenza odierna del 4 novembre. 

Le due ricorrenze a cui intendo riferirmi sono i cento anni dalla fine della Prima guerra mondiale: la Grande Guerra, e i cento anni dal trattato di pace tra Italia e Austria, che venne firmato dopo dieci mesi a St. Germain-en-Laye. Le due date saranno rispettivamente, il 4 novembre 2018 e il 10 settembre 2019.
Il 4 novembre, in Italia, è stato a lungo e sarà ancora nel 2018, l’anniversario della vittoria. Una data lieta: e mentre scrivo queste parole mi sembra di sentir risuonare, attraverso i secoli, la risata del grande Erasmo, perché di lieto in quella data c’era davvero poco…” 

In quest’opera, l’autore de “La chimera” – premio Strega nel 1990 – ripercorre la storia del Sudtirolo e dei suoi abitanti, per rivelare una realtà neanche troppo sotterranea, ma in controluce rispetto alla mistica di vallate suggestive e al nitore di paesaggi montani di grande bellezza.
Nel 1983… il destino o il caso mi avrebbero portato a conoscere questa realtà dalla parte allora soccombente: quella degli italiani. L’odio.”

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Il colpo di grazia di Marguerite Yourcenar (i-libri)

coverMarguerite Yourcenar scrisse “Il colpo di grazia” nel 1938 ispirandosi a un fatto reale (“Eric, Sofia e Corrado sono rimasti press’a poco quali me li aveva descritti uno dei migliori amici del principale interessato”).
La vicenda la colpì per il potenziale tragico (“L’avventura… mi parve racchiudere in sé tutti gli elementi dello stile tragico… unità di tempo, di luogo e … unità di rischio; … azione limitata a due o tre personaggi… inevitabilità dello svolgimento tragico al quale la passione tende sempre, ma che di solito prende forme più insidiose o più invisibili”) al quale la scrittrice diede forma artistica (“Il racconto è scritto in prima persona e messo in bocca al personaggio principale, procedimento per il quale io ho una certa predilezione, perché elimina il punto di vista dell’autore…”) e contenuto narrativo (“L’argomento centrale… è … questa solidarietà di destino in tre creature sottomesse alle stesse privazioni e agli stessi pericoli”).
La prefazione dell’autrice raccomanda al lettore di non giudicare i personaggi – soprattutto Eric può facilmente apparire odioso - e segnala che il testo ha un valore umano e non politico. 

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