Le recensioni di Bruno Elpis
L’altare dei morti di Henry James (qlibri)
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E per me chi lo accenderà?
George Stransom, il protagonista di questo racconto di Henry James, ha una tendenza un poco strana: coltiva con i suoi defunti un rapporto intenso (“A poco a poco egli aveva preso l’abitudine di soffermarsi sui suoi morti ad uno ad uno…”), di quotidiana frequentazione, al punto da ritenere opportuno realizzare in una chiesa “L’altare dei morti”, un luogo ove accendere ceri e mantenere con i trapassati (“Quelli che in cuor suo chiamava sempre gli Altri”) una comunione tanto misteriosa quanto vitale.
“La religione dei Morti. Quella sì assecondava le sue inclinazioni, appagava il suo animo, dava sbocco alla sua pietà.”
Sembra avere la medesima passione anche una donna, che George incontra nel luogo dedicato al culto. Solo che la donna indirizza il legame necro-simpatico non già verso una pluralità di morti, bensì verso uno soltanto (“Dunque i vostri Morti sono soltanto uno?”): il suo amante, Acton Hague, che – parlandone da vivo – è stato nemico di George e gli ha arrecato un grave torto.
Adina di Henry James (qlibri)
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Uno straccione italiano!
Adinadi Henry James è un delizioso racconto che contrappone la millantata superiorità americana alla tipologia dell’italiano rude e, anche per questo, affascinante (“Era tornato un irresponsabile fannullone d’Arcadia. Ma doveva avere una costituzione arcadica per sfidare la rugiada romana a quel modo”).
Il narratore riferisce i fatti di un suo soggiorno italiano con Scrope, poco avvenente amico, appassionato di antichità, ormai passato a miglior vita (“De mortuis nihil nisi bonum”): nel corso di un’escursione, Scrope aveva carpito a un pastorello (“Un nome che, di certo, avrebbe dovuto essere per colui che lo portava una sorta di talismano contro i guai: Angelo Beati”) un gioiello di età imperiale (“È una gemma – disse Scrope – dissotterrata da poco e ancora incrostata di fango”) appartenuto a Tiberio (“Divus Tiberius Caesar totius orbis imperator”).
Il carteggio Aspern di Henry James (qlibri)
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Orfeo e le Menadi!
Ne Il carteggio Aspern diHenry James “Orfeo e le Menadi” sono il poeta Aspern e la coppia di signore che custodisce il misterioso carteggio (“Oh, ha tutto!”) – preziosa testimonianza in possesso dell’amante ultracentenaria – in un palazzo veneziano nel quale il critico-narratore si introduce con un preciso intento acquisitivo.
Io, Partenope di Sebastiano Vassalli (qlibri.com)
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Nea Polis… città nuova
“Io, Partenope”,Premio Fondazione Il Campiello, è l’ultima opera di Sebastiano Vassalli, e – come riferito nella postfazione dall’autore stesso – si colloca armoniosamente in una produzione letteraria che ha voluto esplorare l’Italia nello spazio e nel tempo.
Dopo un’infanzia difficile, Giulia Di Marco trova la propria strada e la propria identità (“Una suora di strada: una terziaria, cioè una suora laica dell’ordine francescano”) a Napoli (“Il Vesuvio… è la fabbrica del fuoco, che di tanto in tanto dilaga verso le case degli uomini con i suoi fiumi di lava… Il colera, invece, viene ogni anno”), ove fonda una Comunità religiosa (“Il mio primo grande amore fu Teresa di Avila”) che pone l’estasi al centro dell’esperienza mistica.
Questo modo originale di interpretare la religione, però, confligge con il potere maschilista del Papato (“Una religione di soli uomini non può andare lontano”), che ben presto perseguita Suor Partenope. Deportata a Roma (“A Roma vivono due generi di persone: i preti e i non preti”), incarcerata, seviziata e inquisita, è costretta alla pubblica abiura in una cerimonia che suscita curiosità morbosa e crudele.
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