Le recensioni di Bruno Elpis
La bambina e il sognatore di Dacia Maraini (qlibri)
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I sogni sono stracci di nuvole, scomposti e inconsistenti
Con “La bambina e il sognatore” Dacia Maraini torna sugli argomenti che predilige: la violenza sulle donne, vigliaccamente esercitata anche quando le donne sono in tenera età, le ipocrisie sociali, le insidie di una cultura disseminata di morbosità (“C’è molta sensualità in queste bambine. Mi fa pensare a Balthus”) e pericoli.
La bambina è Martina, l’amata figlioletta del maestro Nani, morta per una malattia crudele che ha spalancato il vuoto nella vita personale e coniugale del papà.
La bambina è Lucia, rapita, forse violentata e uccisa, mentre si recava a scuola.
La bambina è Fatima, figlia di un’italiana e di un cambogiano, finita nell’inferno della prostituzione minorile di Phnom Phen.
La bambina è ogni bimba di questo mondo, che abbia i propri sogni calpestati dalla viltà di chi dovrebbe, questi sogni, coltivarli, innaffiarli, realizzarli.
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Lo specchio nero di Gianluca Morozzi (qlibri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Il posto che tutti conoscevano come Villa del Gufo
Gli specchi, da Biancaneve in poi, sono un sortilegio variamente utilizzato in letteratura.“Lo specchio nero” di Gianluca Morozzi è una metafora dell’enigma della camera chiusa, uno stilema che Agatha Christie ha utilizzato – ad esempio - nei “Tre topolini ciechi” e nei “Dieci piccoli indiani”, così come Poe l’ha interpretato con “I delitti della Rue Morgue”. Ma la camera chiusa è anche un ambiente letterario: come non ricordare Shelley, Byron e Polidori che in un ambiente chiuso sulle rive del lago di Ginevra si trastullavano leggendo i loro racconti orrifici?
Di tutte queste suggestioni Gianluca Morozzi è ben consapevole: le cita a piene mani, le elabora, e così costruisce il suo personale enigma della camera chiusa: “C’era una ragazza morta con la gola tagliata dentro una stanza con la porta chiusa dall’interno, e un uomo morto in un bagno cieco con la porta chiusa dall’esterno. L’unica persona viva tra quelle due porte era lui…”
Nessuno può sfrattarci dalle stelle di Diego Cugia (i-libri)
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Diego Cugia sceglie un titolo d’effetto, “Nessuno può sfrattarci dalle stelle”, per un’opera - un po’ fiaba e un po’ no – che i-libri indica ai suoi lettori come proposta per il periodo natalizio.
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Nessuno può sfrattarci dalle stelle di Diego Cugia (qlibri)
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Esser parte del disperato splendore della vita
Per augurare “Buon Natale!” negli anni scorsi ho scelto libri a sfondo ecologico o dall’atmosfera disneyana. Quest’anno seleziono “Nessuno può sfrattarci dalle stelle” di Diego Cugia, un’opera che sa di favola e purtuttavia mantiene molti riferimenti alla realtà.
L’ultima notte nel casolare dal quale il creativo Massimo Pietro Cruz (“Il mio romanzo… parla… Di un bambino che incontra se stesso a sessant’anni per scoprire come sarà da grande”) sta per essere sfrattato è solitaria, carica di emozioni (“Il cielo era un ombrello d’oro”) e… sorprendente! Improvvisamente nella casa si materializza un bambino (“Era vestito d’estate in pieno inverno”): è vispo, acuto, curioso. Come il Piccolo Principe pone domande e lancia affermazioni di grande efficacia. E inoltre, al protagonista ricorda tanto qualcuno di sua conoscenza…
“Mi ha risposto con un sussurro: Massimo Pietro. Ma ero io a chiamarmi così!”
Poi la casa si trasforma in una grande festa…
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