Le recensioni di Bruno Elpis
Lo specchio nero di Gianluca Morozzi (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Ne “Lo specchio nero” di Gianluca Morozzi si riflette il segmento del giallo che assume l’enigma della camera chiusa come modus di declinare il genere.
“Cosa ci faceva lui, Walter Pioggia, in un luogo estraneo, a torso nudo, davanti a un cadavere? Lui che non ricordava neppure di essere entrato in quella casa tutta pitturata di viola?”
Gli interrogativi del caso sono tanti (“Perché sono qui? Chi è questa ragazza? Dov’è la mia giacca con i documenti, le chiavi…”) e tali (“Come sono arrivato qui dentro? Quanto ho bevuto con Mizio?... E dopo l’aperitivo cos’è che ho detto a Mizio?”) da rendere particolarmente nero uno specchio che, in fin dei conti, altro non è se non l’emblema del mistero.
“Però sarebbe stato bello, perché sai, gli specchi sono proprio il simbolo del romanzo giallo, nella mia testa! … Nel senso che gli scrittori gialli li usano parecchio, no? Disseminano la trama di specchietti per le allodole per distrarre il lettore dalla vera soluzione. E se ci pensi, poi, gli specchi sono un simbolo anche in altri sensi… ogni lettore si riflette nel romanzo giallo, ci mette un po’ di se stesso, della propria intelligenza, delle proprie letture per indovinare il mistero, e magari si arrabbia con lo scrittore perché ha creato uno specchio troppo grande, o angolato in modo strano, per cui il nostro povero lettore non riesce a rimirarsi con comodità.”
Il lettore, dal canto suo, lo specchio nero lo può usare per smascherare la propria immagine più inconscia, magari addentrandosi nei ricordi del protagonista di un romanzo (“Il festival estivo chiamato Botanique”), per formulare ipotesi (“Con l’ipnosi non si può costringere nessuno a fare qualcosa…”) che possano diluire il nero e per orientarsi nel mondo dell’editoria (“La Vedova Nera, come chiamavano in segreto la donna che era a capo della Bandini Edizioni”) nel quale Walter si è rifugiato dopo un passato difficile e tormentato.
Le evocazioni sono tante (“Hanno affittato un vecchio castello cadente in riva a un lago e ci hanno chiuso dentro otto scrittori per tre mesi”), i precedenti illustri pure (“L’Enigma della Camera Chiusa. Già il delitto impossibile, quello che nessun essere umano può commettere… e che infatti, nel celebre I delitti della Rue Morgue, Poe faceva eseguire a uno scimmione”). Gianluca Morozzi si confronta con essi, ci sguazza, e costruisce sulla dimensione inconscia e sotterranea di Bologna (“Tutti quegli strati a doppio fondo della città, quelle costruzioni moderne, ne coprivano altre più antiche, nascoste e invisibili”) il suo personale enigma della camera chiusa…
Bruno Elpis