Le recensioni di Bruno Elpis
Il cappotto blu di Anna Maria Balzano (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Abbiamo dato notizia della presentazione a Roma de “Il cappotto blu”,l’ultimo romanzo di Anna Maria Balzano, la scrittrice alla quale la nostra testata ha affidato il commento dei film di Luchino Visconti per la rubrica “Dal libro al film”.
Con vivace curiosità e partecipe interesse abbiamo pertanto letto la sua ultima “fatica” (lei stessa afferma, nel corso di un’intervista che potete consultare a questo link, che per quest’opera ha tanto sofferto…).
La storia ruota intorno alla figura di Chiara (“Chiara avrebbe voluto crearsi uno stile di vita diverso da quello di sua madre, tutto ordine e perfezione... sacrificio e dedizione alla famiglia…”), attraverso un’indagine psicologica che coinvolge – in una concezione evolutiva del concetto di genitorialità e figliolanza - tre generazioni: quella dei genitori Barbara e Fausto (“I rapporti tra loro divennero col tempo un’abitudine: nessuna iniziativa audace, nulla che si discostasse dal copione consueto”), quella della stessa Chiara e del problematico fratello Aldo, quella di Michele, bambino difficile (“La visita era stata breve… Poi il silenzio era prevalso. Più facile, meno doloroso tacere”).
Attraverso l’analisi a volte impietosa, a volte clemente, dei rapporti familiari e del ruolo della donna, Anna Maria lascia affiorare dalle righe – quasi fosse una scultura di quel Rodin che Chiara ha modo di apprezzare durante il suo viaggio a Parigi – la personalità della protagonista: una donna che cerca disperatamente l’amore, un proprio ruolo, un equilibrio nel rapporto con i familiari, la propria identità perduta nelle anse misteriose di un passato crudele.
Chi è il misterioso personaggio che si affaccia nel prologo (“Rodolfo Piacenza. Lo zio di Sara”)?
Come realizzare un amore appagante, quel compendio di istinti e ragione (“Chiara capiva che – ndr: Renzo - era ancora legato all’immagine della donna custode della casa e punto di riferimento dell’intera famiglia, ma sempre subordinata all’uomo”), che sembra tanto difficile da raggiungere (“La delicatezza e la sensibilità di Fausto non erano certo ciò che lei aveva desiderato”)?
Come restituire alla vita un fratello insicuro e afflitto da episodi infantili di sopraffazione (“Non sarò mai tanto coraggioso da togliermi la vita”)?
Come inquadrare l’apparente preferenza della madre per il fratello (“Per me un po’ meno, mamma?, Chiara era apparsa all’improvviso”)?
Come reagire al desiderio inerziale di rinunciare alla lotta personale per la vita (“Quella brutta ricrescita bianca… Era stata una resa, aveva rinunciato a quell’ultimo residuo di civetteria femminile”)?
Quale profilo professionale può consentire la realizzazione di una donna (“Cominciò a pensare sempre più seriamente che le sarebbe piaciuto dirigere una casa d’accoglienza per bambini abbandonati”)?
Quale passato si nasconde sotto le spoglie di un indumento dismesso (“Ci porsero un neonato avvolto in un cappottino da donna di lana blu”) e dietro a un gioco dell’infanzia (“Tante volte da bambina aveva indossato i vestiti della mamma e aveva giocato con Aldo a fare i grandi”)?
E una volta ricostruito faticosamente questo passato, come preservarne la memoria (“La memoria serve per rinnovare lo sdegno per le infamie commesse, ma se essa si affievolisce è perché siamo noi stessi a morire poco alla volta”)?
Queste sono soltanto alcune delle intense domande che Anna Maria propone con il suo ottimo romanzo. Alcune risposte, ovviamente non tutte perché molti quesiti esistenziali sono insolubili, sono lì scritte, in quelle pagine, grazie alle quali Anna Maria Balzano conduce il lettore più sensibile attraverso un viaggio non soltanto geografico (“I giorni trascorsi a Parigi, l’incontro con Renzo e la visita a Majdanek avevano costituito la vera crescita di Chiara”) e non soltanto storico dalle deportazioni naziste (“I tedeschi al ghetto, proprio lì di fronte all’Isola Tiberina, stavano facendo una retata; portavano via tutti…”) attraverso il Settembre Nero fino agli anni di piombo, ma soprattutto emozionale (“La vita per alcuni può essere un inferno. E siamo noi che la rendiamo un inferno”).
Bruno Elpis
http://www.i-libri.com/libri/il-cappotto-blu/