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Le recensioni di Bruno Elpis

Norwegian Wood di Haruki Murakami (i-libri)

Norwegian Wood” alias “Tokyo blues” è l’opera nella quale Haruki Murakami riproduce le atmosfere del ’68 studentesco giapponese (“Durante le vacanze estive l’università chiese l’intervento della polizia, che buttò giù le barricate e arrestò gli studenti che si erano asserragliati all’interno”), calandole su protagonisti diciottenni e universitari. 

 

Toru Watanabe forma un trio con Naoko e Kizuki: questi ultimi sono tra loro legati da una relazione sentimentale (“Per noi tu significavi il legame che ci metteva in rapporto col mondo esterno”) che si interrompe per l’improvviso suicidio di Kizuki. Il trio patisce sotterranee inquietudini (“Era la storia del pozzo… in quel buco si annida il buio, un buio così fitto che sembra concentrare tutte le varietà di tenebra che esistono nel mondo”) che in Naoko si manifestano con segnali (“Non riesco a parlare molto bene – disse Naoko – Ho questo problema già da un po’ di tempo”) e sintomi come il sonnambulismo (“Ma chi era allora la Naoko della notte scorsa?”). Dopo il lutto, destinato a segnare profondamente la già provata psiche di Naoko (“Naoko mi raccontò della sorella morta”), Toru intensifica la frequentazione della ragazza (“E quando veniva la domenica passavo la giornata con la ragazza del mio amico morto”). Il rapporto culmina in un incontro d’amore nel giorno del compleanno e, nell’occasione, Naoko manifesta il suo disagio che la porta ad allontanarsi da Toru. Questi intercala la vita universitaria al lavoro in un negozio di dischi. L’amicizia con il compagno gaudente Nagasawa consente a Toru di sperimentare una pluralità di rapporti sessuali per lo più insoddisfacenti. Intanto Naoko si rifà viva e propone all’innamorato un incontro nel centro terapeutico di Kyoto (“Ma è il fatto stesso di stare in terapia da diversi mesi, come è il mio caso, che fa diventare analitici, lo si voglia o no”) ove la ragazza vive a stretto contatto con la chitarrista Reiko (“Abbiamo questa regola: ogni volta che richiedo Norwegian wood devo mettere cento yen qui dentro – spiegò Naoko – Lo faccio per questa canzone, perché è la mia preferita. Più che una richiesta è una preghiera”) e ove si sperimenta una nuova formula di terapia che privilegia la vita comunitaria e il contatto con la natura e con gli animali.


I due ragazzi rimangono in contatto epistolare. Nel frattempo Toru conosce e frequenta Midori, una ragazza esuberante e sessualmente disinibita. Toru si trova dinnanzi a un bivio: da Kyoto giungono tragiche notizie (“Verso la metà di giugno arrivò una lettera di Reiko”) e Reiko raggiunge Toru dopo che questi, schiacciato dagli eventi (“E io ero completamente solo. Naoko, Midori, Nagasawa, tutti per un motivo o per l’altro si erano allontanati da me”), ha trascorso alcuni mesi da vagabondo. 

Impregnato del clima sessantottino, più per le affermazioni della libertà sessuale e per il sottofondo musicale (“La foto dell’iceberg rimase alla parete ancora per un po’ di tempo, ma infine un giorno la staccai e al suo posto misi delle foto di Jim Morrison e Miles Davis”) o culturale (“A scrivere che non bisogna fidarsi delle persone che dicono di essere comuni non era stato il tuo amato Francis Scott Fitzgerald?”) che per le istanze rivoluzionarie (“Pensai che il vero nemico di questa gente non era il potere del governo ma la loro mancanza di immaginazione”), il romanzo propone con potenza drammaturgica i temi della difficoltà esistenziale (“E mi chiedo dove siamo andati a finire noi due. Come è potuto succedere?”) e della scelta (“Ti difenderei dal buio e dai brutti sogni, e quando stai male potrei abbracciarti come fa Reiko”), dell’incapacità di vivere (“Come sarebbero andate le cose… Io normale, tu normale - come d’altra parte sei sempre stato - e se Kizuki non fosse esistito”) e della morte (“La morte non è l’opposto della vita, ma una sua parte integrante”) con impatti emotivi ben visibili (“A ogni stagione la distanza che mi separava dai morti aumentava. Kizuki aveva diciassette anni, Naoko ventuno. Per l’eternità”) rispetto agli stilemi più compassati di molta letteratura giapponese. 

Bruno Elpis 

http://www.i-libri.com/libri/norwegian-wood-tokyo-blues/