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Le recensioni di Bruno Elpis

Presentazione di Minon a Milano

Presentazione a Milano

Ore 16.00 di sabato 10 marzo. Presso la biblioteca Sant’Ambrogio, a Milano in zona Famagosta, Alexia Bianchini presenta “Minon”, opera fantasy edita da Ciesse Edizioni, della quale è coautrice insieme a Fiorella Rigoni.

Per la cronaca, l’amore di Alexia per il fantasy ha natura di una vera e propria vocazione: la scrittrice è infatti responsabile della collana Gold di Ciesse, è direttore del web magazine Fantasy Planet (oltre che della Lite-editions, una casa editrice che pubblica on line racconti erotici di qualità) e sta curando l’antologia Symposium con GDS Edizioni.

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Minon di Alexia Bianchini e Fiorella Rigoni

Romanzo dark fantasy edito da Ciesse

Nel prologo di “Minon”, un’opportuna prolessi sbalza già il lettore al centro della storia. Senza troppi complimenti, Alexia e Fiorella catapultano il malcapitato al cospetto dell’orrenda Exafiria, mentre uno stormo di Gonax (semplifico se dico che sono la versione fantasy dei nostri comuni avvoltoi?) contribuisce a diffondere nell’aria il rivoltante odore del cannibalismo, che impazza nella dimora della figlia di Orax.

Se questa è l’introduzione al romanzo, già nel primo capitolo vi sono tutte le premesse che verranno sviluppate nel corso della narrazione dalle autrici di Minon: ma deontologia vuole che un commento non sveli i segreti distribuiti lungo il percorso del dark fantasy: tanto più in un romanzo come questo, ove gli effetti speciali e le sorprese costituiscono il meccanismo che induce a girare una pagina dietro l’altra.

E allora – sorpreso dall’abilità di due donne che evidentemente si sono reciprocamente sorrette nella tecnica di “incatenare” il lettore sin dalle prime pagine – voglio parlare soltanto delle premesse, senza svelare alcunché della trama.

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Un genitore in più di Jesper Juul

Il commento di Bruno ElpisLa società cambia, i termini ‘patrigno’ e ‘matrigna’ sono destinati a rimanere sempre più confinati nel mondo delle fiabe, nella loro concezione anacronistica dei ruoli familiari.

Noi, nel tentativo di dribblare la valenza negativa di questi termini, che hanno attribuito al genitore ‘sostitutivo’ un ruolo decisamente maligno e malvagio nei confronti di ‘figliastro’ o ‘figliastra’ (interessante, dal punto di vista etimologico/filologico, chiedersi perché mai il vocabolario destini a certe condizioni familiari una denominazione vagamente spregiativa con i suffissi “-igno/a” e “-astro/a”), ci accostiamo con interesse a neologismi come “madre bonus” o “padre bonus” (che poi sarebbero i genitori acquisiti a seguito della separazione dei propri genitori), ‘famiglia patchwork’ (che sarebbe la famiglia sostitutiva o ricostituita, che subentra a quella nucleare tradizionale, a seguito di una separazione) o ‘sparring partner’.

In una società nella quale le famiglie allargate o ‘derivate’ sono numericamente importanti e statisticamente in crescita, ci pensa un terapeuta scandinavo, Jesper Juul, a scongelare la freddezza con la quale la tradizione talvolta considera queste spesso intricate forme familiari. E lo fa con una prima raccomandazione, già nel prologo al suo saggio breve: “Nella tua nuova famiglia, non portare solo il tuo amore e il tuo senso di responsabilità; metti in valigia anche la tua voglia di crescere, la tua intelligenza e la tua disponibilità ad affrontare la crisi.

Il saggio di Juul tenta di rispondere ad alcune elementari, ma fondamentali domande che si pongono gli adulti quando affrontano una nuova relazione sentimentale dopo il fallimento di un matrimonio con figli: quando la neo-formazione familiare può cominciare a vivere insieme? Come farsi accettare dai figli del/la nuovo/a compagno/a? Quale ruolo assumere con costoro? Quello di amico, di genitore, di responsabile? Come relazionarsi con l’ex partner? ...

Un genitore in più di Jesper Juul, recensione su i-libri.com

Lo scurnuso di Benedetta Cibrario (Qlibri)

 

Da Benedetta Cibrario, autrice di “Rossovermiglio” (premio Campiello 2008) e di “Sotto cieli noncuranti” (premio Rapallo Carige 2010), una bella fiaba neo-realista per riflettere sul valore dell’arte.

La parte prima è ambientata a Napoli intorno al 1792.

La parte seconda si sviluppa tra Napoli, Montecalvario e Chiaia  nel periodo  1939-1943, in anni funestati dalla seconda guerra mondiale.

La parte terza si svolge ai giorni nostri: nella penisola sorrentina, estate del 2009.

L’autrice narra la storia di alcuni prodotti d’arte, creati dalle sapienti mani di un figuraro napoletano di grande talento. Queste creazioni sono il risultato di un’abilità che è sintesi di artigianato, inventiva e originalità sensitiva. Di questi manufatti sono romanzate sia l’origine, sia le successive vicende.

Lo scurnuso, in particolare, è la statuetta del presepe che raffigura uno storpio, vergognoso di come la malattia l'ha ridotto: ed è l’omaggio d’amore che il figlio adottivo rivolge al padre putativo, immortalando la sua condizione di disagio fisico in una rappresentazione espressiva di straordinaria efficacia plastica.

“Tommaso Iannacone, il miglior figuraro del vicolo, l’ultimo di una dinastia” “a differenza del padre, scultore e architetto scenografo, aveva solo doti di modellatore”. Il presepe “lui si limitava a modellarlo nella creta perché – a differenza di suo padre – sapeva copiare, non inventare.

Non così il figlioccio Sebastiano, soprannominato Purtuale, che sin dai primi approcci al mestiere dimostra un originale spirito creativo.

“Purtuale era entrato nella vita di Tommaso Iannacone … una mattina di fine giugno del 1972.” ...  http://www.qlibri.it/narrativa-italiana/romanzi/lo-scurnuso/