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Le recensioni di Bruno Elpis

Ultimi quaranta secondi della storia del mondo di Stefano Santarsiere

“Ultimi quaranta secondi della storia del mondo” di Stefano Santarsiere

Nel romanzo “Ultimi quaranta secondi della storia del mondo”, Stefano Santarsiere narra una storia che riassumo avvalendomi delle parole dello stesso autore.

In Lucania, nella Val d’Agri “opera una setta religiosa guidata da Elena Mecca, la tipografa di Moliterno; parecchi nomi illustri di Lizzano e dintorni ne facevano parte come affiliati. Di sicuro don Pietro era venuto a conoscenza della setta e aveva deciso di combatterla, o almeno scoprire il più possibile su quel genere di associazioni. … Doveva temere non poco le attività della setta, tra i cui obiettivi sembrava esserci quello di rubare o distruggere la statua della Madonna nera di Lizzano. Forse un affiliato aveva scoperto le intenzioni del prete e aveva deciso di eliminarlo per proteggere gli scopi del gruppo.”

 

Il batticarne con cui è stato ucciso don Pietro … richiama il simbolo del Maglio delle streghe.”

 

L’arma che ha ucciso Ferruzzo (ndr: il testimone oculare dell’omicidio del prete) … rappresenta la punizione per un potenziale tradimento.

 

Bellissima la scena degli accoliti, attorno al falò: “ognuno teneva un oggetto in mano … un feticcio che riproduceva le fattezze della Progenitrice.”  “Al culmine della cerimonia, gli astanti si scatenavano in una danza incontenibile intorno al falò”.

“… Alcuni astanti avevano perfino dei rapporti sessuali, poiché l’orgasmo veniva considerato un mezzo per moltiplicare le potenzialità della preghiera di gruppo.”

Che cosa mi ha colpito di questo romanzo? Al di là dell’esoterismo, una dimensione che da sempre intriga l’animo umano, un’originale concezione della religione: una sintesi di animismo, paganesimo e sincretismo, che – questo lo aggiungo io – rimanda alla sociologia di Durkheim.

La religione in Durkheim

Ne “Le forme elementari della vita religiosa”, nel 1912, Durkheim descrive la religione come "cosa eminentemente sociale". Quando un certo numero di cose sacre sono in rapporti di coordinazione e subordinazione per costituire un’unità, il sistema di riti e credenze costituisce una religione.

Durkheim definisce la religione come "un sistema solidale di credenze e di pratiche relative a cose sacre, cioè separate e interdette, le quali uniscono in un'unica comunità morale, chiamata Chiesa, tutti quelli che vi aderiscono."

I fenomeni religiosi si collocano in due categorie fondamentali: le credenze e i riti. Le prime sono opinioni e rappresentazioni, i secondi sono azioni. Le rappresentazioni religiose sono collettive; i riti costituiscono modi di agire di gruppo destinati a suscitare, a mantenere o a riprodurre certi stati mentali dei gruppi.

La magia è costituita anch'essa da credenze e da riti. Come la religione, essa ha i suoi miti e le sue credenze; ha le sue cerimonie, i suoi sacrifici, le sue preghiere, i suoi canti e le sue danze. La magia però è una pratica privata e quasi segreta …

Durkheim studiò il totemismo delle comunità primitive australiane, che adorano il totem come oggetto sacro carico di significati per la comunità. E giunse alla conclusione che gli individui, con la religione, non fanno altro che venerare la loro società trasformata in termini simbolici.

La religione negli “Ultimi quaranta secondi …”

Lo studioso Vardegas, che nel romanzo indaga sulla morte di don Pietro, ascolta la musica cosmica di Popl Vuh. Non a caso, il Popol Vuh ("Libro della comunità") è una raccolta di miti e leggende dei vari gruppi etnici che abitarono la terra Quiché (uno dei regni Maya) in Guatemala.

Nella storia vi è poi un importante riferimento a Enoch, il prototipo dell'iniziato ai misteri celesti, il prestanome di  apocrifi a carattere sapienziale. La versione più celebre del libro di Enoch è quella etiope, conservata dai cristiani di fede copta.

Il romanzo allude alle “forme di paganesimo moderno, molto ben organizzate e ramificate nella società” e talvolta rimanda alla nascita “sociologica” della religione:

“Partiamo dal presupposto che la religione sia il frutto di comportamenti auto replicati … che hanno origine da altri comportamenti quasi del tutto identici.”

Se questa è la premessa – una religione atavica, che si manifesta in icone e totem (“Statue dalle sembianze femminili … con il volto nero. Costruite da coloro che conservavano ancora memoria della Verità, raffigurante le donne che sono state fecondate dai Padri dell’umanità”) – la visione del cristianesimo non può che essere vagamente eretica:

“Da tempo è nota la capacità del cristianesimo di poggiarsi sulle tradizioni religiose preesistenti per trasformarle in proprie”.

Con l’inevitabile reazione della struttura del potere: l’inquisizione, con i suoi metodi repressivi e i suoi strumenti di tortura e di afflizione.

Anche il finale è totemico. Nel tuono si riconosce la voce dell’universo, l’esplosione della vita in senso naturistico, l’esaltazione dello spirito umano: per “identificarsi nell’immagine delle Progenitrici, di far convergere le loro energie mentali nel volto oscuro e primordiale di quelle icone.”

Si capisce che il romanzo, con i suoi temi, è piaciuto a …

... Bruno Elpis?