Le recensioni di Bruno Elpis
Lettera a un bambino mai nato di Oriana Fallaci (qlibri)
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La mia lettera
Anch’io voglio scrivere la mia personale lettera ad un bambino mai nato. Lo faccio in acronimo, virgolettando le citazioni tratte dal capolavoro (parafrasando una sua opera) di una Penelope che non ha mai smesso di combattere la sua guerra.
“La vita è una fatica tale, bambino.”
“E’ una guerra che si ripete ogni giorno”
Te lo dico con sicurezza, “i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi”
Ti confermo che quei momenti “si pagano un prezzo crudele”.
E “molte donne si chiedono: mettere al mondo un figlio, perché?”
Ragiona
Anche su questo: “Il nostro è un mondo fabbricato dagli uomini”
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Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza, di Dacia Maraini (qlibri)
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La poetica della vitalità dei personaggi
“Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza” è l’ultimo romanzo di Dacia Maraini. Al di là della curiosità che suscita l’opera con la quale la grande scrittrice affronta - in modo originale e autorevole al tempo stesso - la figura carismatica di una santa che è nel cuore della gente, il romanzo si sviluppa da una premessa che ha catturato il mio interesse, in quanto condensa la poetica di una delle figure di primo piano della letteratura contemporanea italiana.
L’occasione – immaginaria? Reale? Reale perché immaginaria? - di scrivere un’opera su Chiara d’Assisi è infatti rappresentata da una mail che Dacia riceve: “Cara scrittrice, sono una studentessa siciliana, di un piccolissimo paese alle falde dell’Etna… Mi chiamo Chiara… sono nata proprio il giorno in cui si festeggia la santa, l’11 agosto…”
La mail colpisce la scrittrice, che – con la generosità che contraddistingue “i grandi” – risponde. La risposta è una gradita sorpresa per la mittente:
“Sono talmente contenta della sua risposta che mi sono messa a ballare da sola. Pensavo che mi avrebbe ignorata.”
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Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza di Dacia Maraini (i-libri)
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La disobbedienza di Chiara
Come non pensare, leggendo il sottotitolo (“Elogio della disobbedienza”) dell’ultima opera (“Chiara di Assisi”) di Dacia Maraini, la “scrittrice italiana più conosciuta al mondo”, a due illustri precedenti (uno storico e l’altro biografico)?
Almeno per assonanza, viene naturale pensare a “L’elogio della follia” di Erasmo da Rotterdam – testo ritenuto importante anche per gli influssi che esercitò sulla riforma protestante – e a “La disubbidienza”, opera del 1948 di Alberto Moravia (ove la disubbidienza è quella che il quindicenne Luca Mansi, in pieno periodo fascista e nel trionfo dei valori della borghesia, oppone alla scuola, alla famiglia, al desiderio di possesso e al denaro, disobbedendo a tutto ciò che sente come “normale”).
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Il vino della solitudine di Irène Némirovsky (qlibri)
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Odio, vendetta, solitudine
MADRE E PADRE
Bella è una donna volubile, capricciosa, infedele. Pur essendo piacente d’aspetto, ha qualcosa che ricorda un’arpia (“Un’agile e spasmodica torsione che ricordò a Hélène il movimento dei serpenti ritti su una testa di Medusa…”). Ha sposato Boris per interesse (“Voi! Sposare un piccolo ebreo oscuro, vissuto Dio sa dove, di cui non si conosce neanche la famiglia!”), ha una figlia che non ama e che la ricambia (fin da piccola, Hélène nelle preghiere “sostituiva il nome di sua madre con quello di Mademoiselle Rose, con una vaga speranza omicida”).
Boris “sapeva che la moglie era corteggiata, che piaceva agli uomini… E lui l’amava…” Litigi e tradimenti sono all’ordine del giorno (“Karol partì e le serate tornarono a essere tranquille”). La personalità di Boris è recessiva (“Karol era interessato solo al denaro, al meccanismo del denaro, agli affari, e Hélène era una bambina innocente che stava in adorazione davanti a lui”) e immatura (“Ha una sola passione che gli divora lentamente l’anima: il gioco, alla borsa o a carte”). Frequenta “uomini d’affari febbrili, inquieti, dallo sguardo impaziente, le mani tese e avide come gli artigli” e ha “sempre tenuto gli occhi chiusi, rimosso la verità”.
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