Le recensioni di Bruno Elpis
I bastardi di Pizzofalcone di Maurizio De Giovanni (Malgradopoi)
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- Scritto da Bruno Elpis
Maurizio De Giovanni alterna alle vicende del commissario Ricciardi quelle dell’ispettore Giuseppe Lojacono (“Sembrava proprio un cinese, come l’avevano soprannominato i colleghi”), reduce dal successo investigativo de “Il metodo del coccodrillo” (“Il Coccodrillo. Il vecchio anonimo e disperato che aveva ucciso quattro ragazzi”) e qui impegnato a risollevare le sorti de “I bastardi di Pizzofalcone”.
Perché il commissariato di Pizzofalcone (“Sai come chiamano quelli di questo posto, gli altri poliziotti della città? I bastardi di Pizzofalcone”) accoglie personale dal passato macchiato: “L’avevano mandato in mezzo a uomini perduti; un commissariato famoso in tutta la regione per l’infedeltà e l’incapacità di chi ci aveva lavorato”.
Accanto alle vicende personali, psicologiche e familiari dei componenti della squadra investigativa, il pool dei “bastardi” si occupa di tre casi che si intrecciano.
Il primo: “Hanno ammazzato una sul lungomare, la moglie di un notaio.”
“La signora collezionava quelle orribili sfere di vetro che quando si agitavano alzavano una finta neve sul paesaggio e sulle figure all’interno.”
E proprio dalla collezione kitch viene prelevata l’arma del delitto: “Le tue palle di neve per esempio. Centinaia, forse migliaia. Mensole piene, ordinate… Una. Quella… girerà per i laboratori e i tribunali…”
“Proprio sotto la poltrona si ritrovò occhi negli occhi con una suonatrice hawaiana, che gli sorrideva dall’interno di una sfera di vetro”. Una danzatrice con l’ukulele, che condurrà Lojacono & c. verso la felice soluzione del caso (“Le palle di vetro erano disposte per nazioni e per continenti”) nel quale si dubita, innanzitutto, del marito fedifrago: “l’esperienza gli aveva insegnato che nessun dolore sembra più vero di un dolore falso”.
L’indagine sull’assassinio della mite e generosa Cecilia De Santis (“Faceva beneficenza… di nascosto…”; “Non era una bellezza…ma aveva una dolcezza… era bella, bellissima: ma nell’anima”) porta gli inquirenti a ricercare il colpevole nel mondo dell’aristocrazia napoletana (“Il nostro mondo è così: ristretto. Siamo poche migliaia… ci conosciamo tutti, stiamo sempre fra di noi”) e nello studio professionale del notaio, tra collaboratori strani come le segretarie e il timido De Lucia. Senza sottovalutare nessun indizio: come un biglietto di sola andata per la Micronesia….
Il secondo filone d’indagine è condotto da un collaboratore di Lojacono: Pisanelli, vedovo di moglie suicida. Per questo precedente personale, l’agente approfondisce i numerosi casi di suicidio apparente (“E’ la sua mania. Sono tutti i suicidi avvenuti nel quartiere da dieci anni a questa parte. E’ convinto che in realtà siano omicidi, e raccoglie il materiale per dimostrarlo”. “E così sono tutti gli altri, vecchi soli, depressi…”) confrontandosi con un amico e confidente, frate Leonardo.
Il terzo filone d’indagine si attiva su segnalazione di un’anziana impicciona che, osservando le strane abitudini della bellissima dirimpettaia, la diciottenne Nunzia (segregata o consenziente?), formula una denuncia che richiede approfondimenti…
Il romanzo offre tanti spunti per apprezzare sensibilità stilistica, abilità narrativa e profondità psicologica di un autore che è un protagonista indiscusso della letteratura di genere.
Bruno Elpis
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