Le recensioni di Bruno Elpis
Il professore di Viggiù di Aldo Nove (qlibri)
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Se tutti delirano, nessuno delira?
Aldo Nove immagina che Il professore di Viggiù – un uomo che dopo tanto peregrinare si stabilisce nel paese lombardo (“Villa Omero, si chiamava la dimora del Professore”) - consegni un manoscritto all’amico panettiere, il quale a sua volta lo affida allo scrittore affinché venga pubblicato.
Il manoscritto contiene verità rivelate, talvolta espresse in versi (“Io ero quel calore, quel calore era la Terra. E la Terra ero io”), teorie (“Se smetti di essere qualcuno, se smetti di cercare di esserlo, allora semplicemente sei”), assiomi (“Ogni cosa è desiderabile e degna di essere amata, perché ogni cosa è tutto”) e critiche rivolte alla società e all’economia globale (“La Finanza, che non è altro che un mostro prodotto dalla nostra immaginazione, è diventata l’unica realtà in cui tutti crediamo”).
La favola delle due galline di Beppe Fenoglio (qlibri)
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Il lupo l’aveva fiutata e localizzata
È la fiaba che Beppe Fenoglio scrisse per la figlia Margherita (“Mio padre ha deciso che avrebbe accolto quella nuova vita con un regalo speciale”), con graziose illustrazioni acquerellate di Alessandro Sanna. Io l’ho letta per decomprimere l’onere della lettura de “La ragazza con la Leika”.
Ed è stato bello leggere, più che la favola, le parole di una figlia che riceve in dono non il solito regalo materiale: “Mi piace immaginare mio padre davanti alla sua macchina da scrivere… stabilendo, sin dall’inizio, l’intensità e il ritmo del racconto… mi piace pensarlo mentre sceglie le parole più adatte a trasmettere tutta la speranza possibile, quelle parole che, in ogni fiaba che si rispetti, giungono a tranquillizzare i bimbi…”
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Il gioco di Carlo D’Amicis (qlibri)
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Lei accettava la mia natura, io la sua
Il gioco di Carlo D’Amicis - romanzo che, tra i finalisti al premio Strega 2018, non ha potuto partecipare alla sezione giovani per il contenuto erotico esplicito – può essere qualificato un gioco di ruolo a tutti gli effetti (“Non era ancora, il gioco, quel sistema complesso che in seguito avremmo codificato. Ma nella sua generalità l’espressione mi piacque moltissimo, mi autorizzava a pensare che il matrimonio non era poi una cosa troppo seria”) e viene disputato da tre player: Leonardo, in arte Mr Wolf e con funzione di bull; Eva, in arte First Lady e nel ruolo di sweet; Giorgio, detto il Presidente, con funzione cuckold.
Do per scontato (!) che tutti sappiano il significato dell’essere bull, sweet o cuckold (ma in un eccesso di scrupolo dico che i ruoli corrispondono a quello del maschio Alfa, della donna schiava e dominatrice al tempo spesso, del cornuto felice di essere tale) e indugio sulla coppia “aperta” (“Alla fine ci trovammo da soli, naufrago Giorgio e naufraga Eva, in quell’isola deserta chiamata matrimonio”) Eva e Giorgio (“Giorgio non si scordava mai di mettere un fiore sul vassoio, né di ribadire ciò che voleva essere per me: uno schiavo e un padrone”), soffermandomi in particolare sulla figura di Giorgio (“Da Menelao in giù, tutti i cornuti della storia sono stati ricondotti a un banale stereotipo”).
Il diritto di morire – Dacia Maraini dialoga con Claudio Volpe (qlibri)
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Vivere è diverso da sopravvivere
Un libro intervista, Il diritto di morire consente a Dacia Maraini di esprimere la propria opinione su eutanasia attiva, eutanasia passiva, suicidio assistito (“Michèle Causse… è ammissibile che una persona decida, a prescindere da qualunque condizione fisica o di salute, di morire?”) e sedazione profonda: situazioni spesso tragiche – su tutti: il caso della madre che aiuta il figlio a morire - che pongono il delicato tema del confine tra libertà, etica, diritto all’autodeterminazione consapevole.
Il punto di vista è rigorosamente laico (“Capaci di buttarsi in guerre assurde, in atti crudeli e violenti, pur di restare fedeli a un libro sacro scritto in tempi in cui la vendetta sostituiva la giustizia, in cui la schiavitù era la norma, in cui lapidare gli adulteri era considerato giusto e gettare gli omosessuali da una rupe era considerato il volere di Dio”) e critico (“Ogni potere assoluto, appena diventa dominante, si preoccupa di possedere e controllare due grandi eventi: la morte e la vita”), con un’incursione anche nella cultura classica (“Alla tradizione letteraria e mitologia greca non era estranea la questione dell’eutanasia. Mi riferisco al mito di Orfeo ed Euridice”).
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