Le recensioni di Bruno Elpis
Il gioco di Carlo D’Amicis (i-libri)
- Dettagli
- Categoria: Recensioni
- Scritto da Bruno Elpis
Il gioco di Carlo D’Amicis, nella cinquina finalista del Premio Strega 2018, non ha potuto partecipare al Premio Strega Giovani – già assegnato al romanzo di Lia Levi, Questa sera è già domani – per il contenuto erotico ritenuto inadatto al target della sezione speciale del concorso letterario.
Bastano infatti poche pagine per comprendere quali siano tenore e contenuti di un romanzo che non fa mistero del tema trattato: il sesso inteso come dimensione fondante di comportamenti, pensieri e personalità.
Quanto alla struttura, il romanzo si articola in tre parti che corrispondono ad altrettante interviste ai protagonisti di triangolo suscettibile di estensioni laterali. Il rapporto che lega i tre personaggi – dotati (!) di pseudonimo e ruolo - è facilmente intuibile: c’è un dominatore-samurai (“Un bull deve possedere senso del dovere, risolutezza, generosità, fermezza d’animo, magnanimità, umanità… le virtù elencate nell’antico codice dei samurai”), Leonardo in arte Mr Wolf e svolge il ruolo del bull: il toro, il maschio alfa; c’è la regina-schiava, Eva alias la First Lady ed è la sweet; e infine c’è il cornuto felice di essere tale, che tuttavia esercita il suo ruolo di signore (“Un uomo che serve… quando il suo daimyo è duro e capriccioso, ecco, quello è un vero guerriero”), imprime volontà ed esprime desideri (di sopraffazione e umiliazione): Giorgio denominato il Presidente, tecnicamente designato con il rango di cuckold.
Nella prima parte scopriamo fenomenologia, psicologia evolutiva e acrobazie erotiche di Leonardo, una derivazione del Don Giovanni che si specializza in collezionismo di avventure (“E godevo… della spettacolarizzazione del tradimento, della sua trasformazione in gioco di ruolo”), rapporti plurimi, elaborati equilibrismi sado-masochistici con coppie alla ricerca del “particolare”. Il tutto condito con una filosofia edonistica che sconfina nel pansessualismo (“Avevamo maturato a poco a poco la convinzione che qualunque essere umano, nessuno escluso, contenesse un vulcano chiamato sesso”) e si frastaglia in alcune enormità al limite dell’eresia (“Alexander Fleming… La sua più grande ricompensa… è stata quella di aver salvato milioni di vite umane. Il paragone, naturalmente, era eccessivo. Ma chi poteva dire quanto bene avrebbe fatto la nostra piccola grande rivoluzione? In fondo, le vittime dell’ipocrisia e di tutte le altre miserie che volevamo combattere con le gioie del sesso non erano certo meno numerose di quelle dello stafilococco”).
Il percorso di Leonardo trapassa esperienze monotematiche (“Desiderare la donna d’altri diventò il peccato che dovevo commettere per evitare il rischio di possederne una mia”), ma composite: un’iniziazione sessuale sui generis in un collegio religioso (“Tutto ciò che aveva nutrito la nostra amicizia, dalla passione per i libri al back-spin del suo rovescio, fino alla meticolosità con cui, prima di premere il pulsante della Polaroid, metteva in posa me e Orsetta, era stato una continua ricerca della bellezza”); un rapporto morboso con allieva, madre e padre dalla doppia vita; la frequentazione di sale cinematografiche a luci rosse; l’idolatria della pornodiva Marina Frajese (“Io che ero entrato e uscito mille volte dai cinema a luci rosse, che avevo scritto sceneggiature per dive dell’hard-core, che mi ero fatto fotografare in tutte le posizione da un prete pornografo…”); la psicanalisi condotta da due terapeuti-pazienti; la collaborazione nella redazione della rivista Le Ore con il deforme Giacomo, poeta, amico e compagno di “gioco” (“Macho con Freak: così presentavamo il nostro team…).
Ed è proprio in occasione dell’avventura erotica organizzata da Leonardo-Giacomo – sino all’improbabile, scabroso epilogo che annienterà il duo - che il bull conosce la sua sweet e il suo cuckold. Ma questa è storia della seconda e terza parte del romanzo, che lasciamo a voi scoprire con la lettura, se riterrete che temi e situazioni trattate suscitino la vostra curiosità o addirittura siano nelle vostre corde!
Bruno Elpis