Le recensioni di Bruno Elpis
Il fantasma di piazza Statuto di Massimo Tallone (Malgradopoi)
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“Il fantasma di piazza Statuto” di Massimo Tallone, scrittore piemontese (“Piombo a Stupinigi”, “Veleni al Lingotto”, “Doppio inganno al Valentino” e “Il cardo e la cura del sole” con Fratelli Frilli Edizioni) è un giallo che trasuda ironia.
L’ironia è assicurata grazie alla scelta di eleggere Annetta quale narratrice della storia. Annetta è la governante anziana, di modesto profilo culturale, che presta servizio presso una famiglia dell’alta borghesia torinese, i Doro, ossia: la signora Maria, il figlio Corrado e il defunto fratello di Maria, il pittore Ettore Doro.
Il caso
Annetta abita nell’appartamento contiguo a quello dei Doro e soffre d’insonnia.
Percepisce pertanto, in piena notte, strani rumori: le incursioni del fantasma del pittore? “Nessuno sale allo studio, ma qualcuno si ripassa tutte le cartelline, l’archivio delle lettere, che so. Capisce?”
“I rumori del fantasma hanno la sequenza del rosario: dieci fruscii, poi una pausa più lunga, poi un suono cavo come di legno …”
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Dialoghi impossibili di Tullio Aragona
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Rendere gratuitamente disponibili i propri racconti è un atto di generosità. Tullio Aragona propone attraverso Lulu, sito di pubblicazione on line, un e-book (anche in formato pdf) con cinque racconti brevi tutti da gustare. “Dialoghi impossibili” sono dialoghi e riflessioni ad alta voce per riflettere, sorridendo, sui mali dei nostri tempi (internet, violenza sulle strade, cellulari, la crisi).
Per mano dell’autore alcuni oggetti e situazioni simbolo della nostra epoca prendono vita e vengono anche graficamente rappresentati (alla fine del racconto, in modo che soltanto lì sia svelata l’allegoria della storia).
Così in “C’eravamo tanto amati” ci rendiamo conto che la concorrenza sentimentale, ai nostri giorni, è aumentata e dunque ci dobbiamo guardare da nuovi rivali.
La notte dell'oblio di Lia Levi (qlibri)
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Oggi, 27 gennaio, è il giorno della memoria. Decido pertanto di commentare un romanzo di Lia Levi, autrice che nel 2012 ha vinto il Premio Pardès per la Letteratura Ebraica.
Per sfuggire alle persecuzioni ebraiche e alle atrocità conseguenti all’approvazione delle leggi razziali, due coniugi di origini ebree fuggono da Roma con le due figlie.
La famiglia viene ospitata in un paesino di campagna da un parroco amico, don Gioacchino.
Durante la clandestinità, il padre periodicamente e in incognito si reca nella capitale per incassare l’affitto del negozio. Ma, da una di queste trasferte, non fa più ritorno.
Si scoprirà che è stato deportato per un vile tradimento.
Il contratto di Marco Vichi (qlibri)
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Marco Vichi, affermato scrittore di gialli e padre del commissario Bordelli, ne “Il contratto” propone un gradevole ‘racconto lungo’ (95 pagine) che fa il verso al Faust di Goethe e di Marlowe. E rivisita in chiave contemporanea e mefistofelica il tema del successo e dei compromessi che devono essere attuati per ottenerlo.
L’incipit si svolge in una festa ove un aspirante scrittore, forse un po’ alticcio, provoca una baruffa con il pianista improvvisato (“Finalmente quei debosciati si divertivano un po’, in mancanza dei cristiani mangiati dai leoni”).
Dopo una nottata agitata, gli viene prospettato un accordo – il patto con il diavolo! – che ha per oggetto la redazione di una “Divina commedia” al contrario: “… l’Inferno si sarebbe diviso in quattro buche profonde ricolme di piacere … il duca mio, apparso per guidarmi lungo le vie della verità e dunque per salvarmi dal tedio del Paradiso, sarebbe stato Leopardi …”