“Lolita c’est moi”, mi piacerebbe dire, ma non è così. Il personaggio è di fantasia, ma come dice Baricco, l’autore è nei dettagli. E anch’io sono presente nella mia protagonista in alcuni tratti, nella tipicità delle donne del Sud, per esempio.
Ma tu vivi a Parigi o a Bari? Quanto è importante la tua città in quello che scrivi?
Gertrude Stein diceva: L’America è il mio Paese, Parigi è la mia città. Prendo a prestito la frase, per dire che vivo in provincia di Bari, ma idealmente sono sempre a Parigi, mio luogo dell’anima, dove torno ogni volta che posso.
Com’è nata l’idea di Lolita?
E’ nata in omaggio a Salvo Montalbano, leggendo i libri di Andrea Camilleri. Ho fantasticato su come potesse essere un commissario donna con le sue stesse caratteristiche, e Lolita ha preso forma, consistenza, e profumo d’arance.
Ne “La circonferenza delle arance” descrivi una specie di faida familiare ove le donne sembrano reggere i giochi. Quanto influisce, nelle tue storie e in questa in particolare, l’ambiente sociale e geografico nel quale i personaggi si muovono?
Vivo al Sud, e di questo mi piace raccontare, e nelle pieghe più tradizionali del mio territorio, esistono davvero i personaggi che io racconto, anche se nei miei libri il tuo viene raccontato con ironia, e costume.
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