Intervista a Marco Buticchi, autore de "La voce del destino", romanzo finalista al Premio Salgari e al Premio Bancarella 2012
Grazie Marco per aver accettato questa intervista. Ti confesso che ho letto in un paio di giorni “La voce del destino”: un romanzo complesso, articolato e ricco di riferimenti alla drammatica storia del secolo scorso. Cosa significa scrivere un’opera così complessa per un autore?
Immagino che richieda grande serietà e un impegno titanico… “Impresa titanica” è portare a termine ogni romanzo (e ormai ne conto una decina). Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, ovvero allo scrittore ammaliato dal tramonto, travolto dall’ispirazione, coi capelli arruffati e lo sguardo perso nel nulla e che magari ogni tanto “cicchetta” per stordire l’anima; scrivere è lavoro, dedizione, fatica, ricerca, attenzione quasi maniacale…. Io la chiamo “sindrome da Scipione l’Africano”, ricordate? Nel famoso kolossal mussoliniano un centurione della Roma delle guerre puniche indossava un… cronografo da polso! Chi scrive correndo lungo la Storia deve approcciare l’argomento con rigore: “Scipione” è sempre in agguato e ci vuol poco a far mangiare a un antico etrusco un bel pomodoro maturo o una patata bollita duemila anni prima che Colombo scoprisse l’America…
Partiamo dal fondo, ossia dalla “nota dell’autore” posta a conclusione dell’opera. Lì dichiari: “La domanda più ricorrente che mi viene formulata è relativa a quanta invenzione ci sia in un romanzo e quanto appartenga alla Storia.” Senza tema di apparire dozzinale, ti attesto che, leggendo il romanzo, mi sarò chiesto almeno una ventina di volte: “Ma sarà vero?” Questo è un effetto voluto o soltanto casuale?
Un “certo” Manzoni Alessandro riteneva la commistione tra vero e verosimile indispensabile al romanzo storico-avventuroso. Dato che non sono Manzoni, mi sento in dovere, alla fine dei miei romanzi, di chiarire alcuni fatti ricordando quelli, inseriti nella trama, accaduti realmente. Credo che questo rafforzi da un lato la mia convinzione di aver seguito un percorso “corretto” (è troppo facile, con la penna dalla parte del manico, sparare su tutti e tutto); dall’altra spero che ne tragga beneficio anche il piacere del lettore nel leggere.