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Le recensioni di Bruno Elpis

La collina del vento di Carmine Abate (i-libri)

Carmine AbateIl Campiello sembra prediligere le saghe familiari a sfondo storico. L’anno scorso il premio è stato assegnato ad Andrea Molesini che, in “Non tutti i bastardi sono di Vienna”, ha descritto le vicende di una famiglia veneta ai tempi della prima guerra mondiale. Quest’anno il premio è stato assegnato a “La collina del vento”, un’opera nella quale Carmine Abate narra i fatti della famiglia Arcuri, calabrese, attraverso quattro generazioni.
Parlare di quattro generazioni significa descrivere eventi che occupano molti anni del secolo scorso: le due guerre mondiali e l’epoca fascista, sino al secondo dopoguerra carico di promesse e di disillusioni (come i fatti di sangue di Fragalà Melissa del 29 ottobre 1949).

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Il corpo umano di Paolo Giordano (Qlibri)

GulistanAlla sua seconda prova, Paolo Giordano – dopo il successo roboante de “La solitudine dei numeri primi” – si cimenta in un romanzo per niente facile, su temi estremi come il senso della vita e del futuro per una generazione costretta a vivere in un’epoca troppo difficile; e la guerra, intesa in senso storico e personale.
Accanto alle figure del maresciallo René e del tenente Alessandro Egitto (“Esistono persone portate per l’azione, per comportarsi da protagoniste – lui è solo uno spettatore, prudente e scrupoloso: un eterno secondogenito”), impegnato in un dramma familiare (“Imparai ad accettare lo squilibrio di amore dei miei come uno svantaggio inevitabile, giusto perfino”; “… Il terremoto silenzioso … aveva spaccato in due la nostra famiglia e lasciato me al centro, come un torsolo macilento”), vi sono i ragazzi del terzo plotone della “Charlie”.

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La signorina Tecla Manzi di Andrea Vitali (Qlibri)

BellanoLa mano di Andrea Vitali pennella il ritratto de “la signorina Tecla Manzi” con sfumature gialle.
La nubil-donna è un’icona tipica della poetica umoristica e umana dell’autore bellanese. Perché Tecla non è una velina (figura peraltro tipica della nostra sciagurata epoca, mentre il romanzo di Vitali è situato negli anni trenta, con retrospettive sino agli inizi del secolo), bensì “una donnetta secca secca come un missoltino”. Per i non comaschi, preciso che il ‘missoltino’ è l’agone essiccato, da mangiare con la polenta secondo la tradizione culinaria lariana.
La signorina ha inoltre un passato di follia strisciante (è stata una pittrice di dubbio talento e una mistica visionaria), che getta molti dubbi sulla credibilità delle sue affermazioni.

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Il viaggiatore notturno di Maurizio Maggiani

HoggarDall’autore de “Il coraggio del pettirosso” (Premio Campiello 1995) un romanzo complesso, che mi ha lasciato molti dubbi.
La parte iniziale mi ha affascinato. Per le descrizioni dell’Hoggar (“Questo è il cielo notturno dell’Hoggar: un pozzo di acqua stellata profondo un infinito”), del deserto (“Qui … la Terra ha prolassato il suo cuore.” “… Il centro dell’Universo è un rigurgito della Terra rappreso in purissimo cristallo. L’Hoggar. Semplicità.”) e della bellezza locale (“Era talmente bella che bastava la luce di una lampada a cherosene per dar fuoco a tutta la sua bellezza”).

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