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Le recensioni di Bruno Elpis

Il viaggiatore notturno di Maurizio Maggiani

HoggarDall’autore de “Il coraggio del pettirosso” (Premio Campiello 1995) un romanzo complesso, che mi ha lasciato molti dubbi.
La parte iniziale mi ha affascinato. Per le descrizioni dell’Hoggar (“Questo è il cielo notturno dell’Hoggar: un pozzo di acqua stellata profondo un infinito”), del deserto (“Qui … la Terra ha prolassato il suo cuore.” “… Il centro dell’Universo è un rigurgito della Terra rappreso in purissimo cristallo. L’Hoggar. Semplicità.”) e della bellezza locale (“Era talmente bella che bastava la luce di una lampada a cherosene per dar fuoco a tutta la sua bellezza”).

E soprattutto per l’idea che dovrebbe reggere la storia: un irundologo, specializzato in migrazioni animali (in passato ha studiato le peregrinazioni di Amapola, un’orsa disorientata dalla guerra nelle foreste della Carnia), attende il passaggio delle rondini (“… Le rondini arriveranno fin qui, e le sto aspettando”).
La rondineIn questa attesa l’etologo incontra e conosce personaggi del luogo (la guida Jibril, il poeta Tighrizt, la prostituta Jasmina) e racconta altre storie di esili, cammini ed erranze. Nella penisola Balcanica. Nel Caucaso. “Sono Amapola e Zingiran, e tutti gli altri spiriti che mi hanno incontrato, che pensano a me”.
Le mie perplessità riguardano proprio questa parte della narrazione: quando leggo un libro, raramente mi accade di smarrirmi e di non penetrarne i messaggi, ovviamente in modo del tutto soggettivo. Con questa storia è accaduto: mi sono perso, non ho colto contenuti e coerenza. Pur apprezzando i riferimenti, disseminati nel romanzo, al pensiero e alla vita di Père Foucauld, al quale è dedicata anche la finale “nota dell’autore”.
NidoE pensare che ero partito dalle migliori intenzioni. Le rondini mi hanno evocato un particolare della mia infanzia. Un nido che le rondini avevano fabbricato nell’androne al primo piano della casa dei miei nonni paterni. Ricordo l’ammirazione e il rispetto che nutrivamo per la “casetta” installata nell’angolo tra parete e soffitto. La consideravamo un portento della natura, ben augurale per tutti noi.
Le rondini sono testardamente fedeli ai loro nidi.” In qualche modo, anche noi lo eravamo: fedeli ai loro nidi.
“Le rondini hanno un volo veloce e un atterraggio velocissimo e nevrastenico; atterrano con una picchiata da vertigine, derapando nell’ultima frazione di secondo”. Io, bambino, mi affacciavo alla ringhiera dell’androne, osservavo giochi e intrecci di volo. E fantasticavo.
Le rondini sono talmente abitudinarie che si possono fissare dei buoni appuntamenti; sono migratrici con l’ossessione della puntualità”. Ben lo sa …

… Bruno Elpis,

che delle rondini aspettava (e forse ancora aspetta) il ritorno. Con questi precedenti personali, consiglio la lettura del romanzo. A chi potrà capirlo meglio di quanto io abbia potuto fare.

http://www.qlibri.it/narrativa-italiana/romanzi/il-viaggiatore-notturno/