Le recensioni di Bruno Elpis
La morte a Venezia di Thomas Mann (qlibri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Decadentismo assoluto. A Venezia.
Spesso, anche gli animali – quando avvertono che la fine è arrivata - scelgono un luogo ideale o accogliente ove ricongiungersi alla madre terra.
Forse vittima di questo medesimo istinto (a me piace immaginare che sia così) lo scrittore tedesco Gustav Aschenbach si reca nella città che interpreta – nella straordinaria concomitanza di bradisismi e maree – un assolo di amore, morte, arte e bellezza.
Perché su Venezia sembra incombere un’oscura pestilenza, forse taciuta dalle autorità cittadine.
Il fascino della città si incarna nella bellezza efebica di Tadzio, un ragazzo polacco che lo scrittore intravede sul Lido. Il giovane impersona i canoni fidiaci dell’armonia e della proporzione.
Lo scrittore ne è incantato e lo ricerca in ogni luogo, in ogni momento. Il rapporto è meramente platonico: fatto di sguardi allusivi, di pedinamenti furtivi, di inseguimenti. Aschenbach si mantiene in disparte e si vergogna del proprio aspetto di fronte a tanta soavità.
Della stessa soavità Thomas Mann ammanta una storia diversamente scandalosa: quella di un vecchio che si innamora di un minorenne, in un amore proibito.
Il decadentismo opera a tutto tondo: nelle descrizioni della laguna, nell’aria ammorbata, nell’agonia – prima sentimentale e poi anche fisica – di Aschenbach, nella concezione estetica di una forma apollinea che riveste il dionisiaco di un sentimento impossibile.
Non sarà un caso se un regista come Luchino Visconti ha reso questa storia struggente in un film che è l’apoteosi del manierismo decadente…
Opera da leggere. Film da vedere.
Bruno Elpis
http://www.qlibri.it/recensioni/classici-narrativa-straniera/discussions/review/id:33552/