Le recensioni di Bruno Elpis
Striges di Barbara Baraldi (Malgradopoi)
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- Scritto da Bruno Elpis
Da “Striges” di Barbara Baraldi: “Sono una strega. Ho un famiglio. Ho appena avuto la conferma che il ragazzo di cui sono innamorata è un Inquisitore. Direi che ci sono tutti gli ingredienti per una soap adolescenziale”. Questa affermazione contiene elementi per il mio commento.
I personaggi
Sono tutti giovani, studenti e hanno nomi che richiamano le atmosfere care all’autrice. E ai suoi affezionati lettori.
Zoe, la protagonista, ha occhi gialli (come quelli di un gatto. O di una civetta!) e un nome che significa “vita”. Una ragazza non facile. Sta cercando di elaborare il grave lutto che l’ha colpita: “Erano passate un paio di settimane dal giorno in cui mamma se n’era andata, e mi sentivo come se mi avessero sostituito il cuore con una pietra”.
“… Io e papà litigavamo sempre. Eravamo accomunati dallo stesso dolore, ma avevamo due modi inconciliabili di affrontarlo”.
Chloe è l’amica del cuore. L’unica. Il suo nome significa "verde", "giovane", "fresco" ed è l’epiteto di Demetra, la dea dei raccolti.
Sebastian ha occhi di smeraldo, muscoli guizzanti ed è “bello da far male”. Poi si sa: “A volte i nemici somigliano ad angeli, ma celano l’anima di un demone”. Ama le marionette, colleziona dischi in vinile, frequenta mercatini alla ricerca di oggetti vintage, adora l’arte. Accompagna Zoe alla mostra di Artemisia Gentileschi, a Palazzo Reale.
Angelica, in antitesi al nome, trasmette “bruttissime vibrazioni. Come se la natura l’avesse dotata di tutte le caratteristiche più attraenti … e la mente di una predatrice”.
Da ultimo, ma non ultimo, il furetto di Zoe, Nosferatu: un nome che non ha bisogno di presentazioni …
Soap adolescenziale?
Niente affatto. Al di là delle componenti giovanilistiche del romanzo (protagonisti tutti bellissimi e dannatissimi, stile Twilight per intenderci; apprendistato di incantesimi alla Harry Potter), le allegorie e i simbolismi sono tanti e tali da ricondurre il fantasy a una realtà permeabile ed estensibile lungo dimensioni spazio-temporali mobili. Perché la storia ha un contenuto bello e lineare: Zoe possiede un dono speciale, ama la mamma che non c’è più e il papà che l’ha perduta, si sente inadeguata, desidera amare ed essere ricambiata. Nel romanticismo della rappresentazione, i desideri sono lucciole-lanterne di ricordi, il dono spesso si materializza nel governare sciami di farfalle …
Una storia d’amore?
Certamente. Una storia d’amore contrastata: non dalle famiglie o dalle convenzioni sociali (come Paolo e Francesca della pièce che i ragazzi devono mettere in scena), bensì – in chiave fantastica – dalla natura delle cose: lei strega, lui inquisitore.
Magari passando attraverso riferimenti illustri (il Lovecraft di “Sotto le piramidi”?): “Escapologo. Un artista della fuga. Quel tipo di illusionista specializzato nell’uscire da situazioni impossibili. Uno capace di liberarsi da manette, catene, corde e camicie di forza. Sai, tipo Harry Houdini”.
Le streghe
Barbara Baraldi elabora una nuova fisionomia per la sua “strega”.
Non più immagine medievale del maligno, non più da condannare al rogo come ai tempi del Torquemada. Dopo tutte le persecuzioni e gli episodi di intolleranza ai quali l’uomo contemporaneo ha assistito, “Una strega è una persona … speciale. Qualcuno che ha ricevuto il dono … Un dono, non una condanna”. E se “… gli antichi greci chiamavano strix gli uccelli notturni come il gufo o la civetta …”, le streghe sono vulnerabili: “il ferro blocca i nostri poteri” e “una ferita provocata con una pietra di giada è in grado di ucciderci”.
Colonna sonora e linguaggio
Che Barbara Baraldi sia un’amante della musica è un fatto risaputo. Musica le sue scene (grazie anche al pianoforte suonato da Zoe) alternando classicità e rock e mixa Clair de lune di Debussy a Tainted love dei Soft Cells. Per tornare al tema principale del Lago dei cigni e al Trio in mi bemolle di Schubert, demandando ad Absolute beginner di David Bowie il ruolo di colonna sonora di un incipit amoroso.
Il linguaggio è moderno, ricco di neologismi esterofili (“Aveva i capelli rasati, con un unico dread che le scendeva sotto le scapole”) e di parole rituali (“… si trattava di un athame, un pugnale cerimoniale”).
Lo stile riesce a evocare perfettamente atmosfere, incubi, sogni, incantesimi e magie (“Era come se uno spot di luce fosse puntato su di lui”).
Milano
Sullo sfondo vi è Milano gotica, Milano misteriosa, Milano sorprendente: “Milano avvolta nella nebbia assomigliava a una vecchia signora aristocratica”.
Sulla sommità del Duomo - tra guglie, statue e gargoyle – una furtiva e clandestina passeggiata romantica si trasforma in conflitto fra forze opposte.
Nel quadrilatero della moda, in via della Spiga, ben mimetizzata in una festa di vip, si celebra l’iniziazione. Officiante e padrona di casa anche Donatella (“… una donna in turchese, dai lunghi capelli lisci platinati. La riconobbi, l’avevo vista più volte in televisione e sulle riviste di moda”. Ma è proprio lei? Donatella V...).
Sarà anche merito di Barbara Baraldi se, da oggi, passando davanti al duomo, lo vedremo sotto un’altra luce e ci sembrerà di “spiegare le ali, e librarsi in un volo perfetto”…
Bruno Elpis
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