Le recensioni di Bruno Elpis
Il giro di vite di Henry James (malgradopoi)
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- Scritto da Bruno Elpis
Una versione cinematografica di questo romanzo è stata resa in “The others”, con Nicole Kidman. “Il giro di vite” è un titolo a doppio senso: può essere inteso come avvitamento ulteriore (“Se il fanciullo aggiunge all’effetto un ulteriore giro di vite …”), può riferirsi a una rotazione nelle vite dei protagonisti.
L’ambientazione è gotica.
Sia per la costruzione ove si svolge: “In camere vuote e in corridoi cupi, su scale a chiocciola che mi obbligavano a fare una sosta e perfino in cima alla vecchia torre quadrata e merlata che mi dava il capogiro …”
Sia per la tenuta: “Bly mi sembrò un romantico castello abitato da un folletto rosa”.
“C’era forse un segreto a Bly … un mistero di Udolpho oppure un innominabile parente pazzo tenuto segreto all’insaputa di tutti?”
La storia, poco esplicita e raccontata con approssimazioni e allusioni che magistralmente pompano tensione, narra della corruzione di due bambini (Miles e Flora) ad opera di due amanti vergognosi (Peter Quint e Jessel, la precedente istitutrice) che tornano ad esercitare i loro richiami perversi sulle piccole vittime anche dopo la morte.
A tutto ciò cerca di opporsi un’istitutrice, che si propone di strappare Miles e Flora agli influssi perversi e accattivanti della dannazione.
La tensione è in crescendo continuo.
Nella prima parte prevalgono la dolcezza e il fascino aggraziato dei due bambini (“Non escludo, naturalmente, che quello che successe dopo, inaspettatamente, conferisca a quel primo periodo il fascino dell’immobilità”).
Poi premonizioni e apparizioni si intensificano e il male emerge (“… Mi contraddicevano con le forze unite della loro amenità e della loro tenerezza, nei cui abissi cristallini …. illuminava con ironia il vantaggio che avevano su di me”).
Le pagine sono disseminate di presenze, visitatori, intrusi, apparizioni: “gli altri” del film. Ma non c’è mai una parola sui contenuti del male: “Era come se, mentre cercavo di capire quello che stavo percependo, ogni componente di quella scena fosse stata toccata dalla morte”. Anche se vi è la consapevolezza che ciascuna vittima “… soffre tutti i tormenti … dei dannati. Dei condannati”. Perché “la visione di ogni male gli era stata rivelata”.
Henry James è un maestro della tensione e del romanzo di genere. Da lui, gli appassionati e cultori dell’horror esplicito e dello splatter avrebbero davvero molto da imparare: innanzitutto che l’inquietudine e lo spavento possono essere indotti in chi legge anche senza che scorra neppure una goccia di sangue.
Bruno Elpis
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