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Le recensioni di Bruno Elpis

Quando cadono le stelle di Gian Paolo Serino (qlibri)

coverDove vanno a finire le anatre quando il lago gela 

Gian Paolo Serino: chi meglio di lui, che affonda le sue radici nella critica letteraria,  poteva progettare un’opera che ritrae volti e corpi a raffigurare il disagio e l’infelicità degli interpreti del sogno americano e dello star system?
In “Quando cadono le stelle”, otto icone proclamano la propria identità prima e poi s’incontrano tutte insieme nel finale, in un’installazione di Maurizio Cattelan, a sfidare per sortilegio artistico le leggi dello spazio e del tempo. 

Non voglio svelare quali siano i personaggi che rivivono nelle parole e nel creazionismo di Serino, preferisco fornire qualche indizio di alcuni personaggi ai quali viene assegnata la rappresentazione del “male di vivere”. Sarà facile riconoscerli… 

Sotto l’eleganza e la bellezza di un attore, si nasconde un bambino che non ha saputo reagire alla sofferenza familiare (“Io sono Archibald Leach… Avevo nove anni quando è morta mia madre. Papà aveva detto che era partita per curarsi e che poi il cancro l’aveva uccisa”) se non con la violenza e l’alcol. 

Un aspirante scrittore s’innamora della figlia di un premio Nobel per la letteratura (“Secondo te dove vanno a finire le anatre quando il lago gela, d’inverno?”): quando “il giovane…” si arruola e parte per l’Europa, lei non risponde più alle lettere, lui scoprirà che l’amata, forse affetta dal complesso di Elettra, è divenuta la moglie di Charlie Chaplin. 

Il signor K. è un burocrate (“Impiegato all’Istituto di assicurazioni anti infortuni sul lavoro”), parla con l’insetto Gregor, frequenta le ragazze di madame Nediakina (“che scimmiottavano il Burlesque”) e nel postribolo si lascia conquistare da Hansi, vittima della violenza del padre. Ci sono tutte le premesse per fondere vita e letteratura… 

Un altro grande scrittore (“Chiamatemi Ernestina”) cerca di esprimere in tutti i modi vitalità e virilità, ma alla fine soccombe schiacciato sotto il peso del passato (il padre suicida) e divorato dalla nevrosi  (“Per tutta la vita ho cercato di uccidere Ernestina”). 

Giudizio finale: ritrattistico, interpretativo, sincretistico. 

Bruno Elpis 

http://www.qlibri.it/recensioni/romanzi-narrativa-italiana/discussions/review/id:55690/

ione, favorita dal puritanesimo americano, dell’intera storia.

 

Libro da leggere sulle note della colonna sonora di Heny Mancini, film da vedere ripensando agli elementi eterodossi presenti nel romanzo. Un confronto inevitabile nel quale scegliere cosa preferire – il film, il libro? – ovvero apprezzare l’uno e l’altro…

 

Bruno Elpis

 

http://www.i-libri.com/libri/colazione-da-tiffany/