Le recensioni di Bruno Elpis
Che musica ascolti - Giancarlo Vitagliano
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- Scritto da Bruno Elpis
"Che musica ascolti?” di Giancarlo Vitagliano (il mio commento a un romanzo inviatomi dagli amici di Web Marketing Editoriale: www.wmeditoriale.it/)
Ah, la potenza della musica!
Nella mia esperienza e nel mio immaginario, la musica è nell’ordine: un’arte (da fruire in un concerto, in auto o comodamente stesi a casa propria), una forma di espressione e di comunicazione (quante volte il comune apprezzamento di una musica è motivo di ‘comunione’ di spiriti o rappresenta quella che Goethe chiamerebbe ‘un’affinità elettiva’), un catalizzatore di ricordi, nostalgie e sensazioni.
Per Giancarlo Vitagliano o meglio per Ercole Borghi, il protagonista del gradevole romanzo “Che musica ascolti?”, professione casellante in autostrada, la musica è anche un criterio per ‘catalogare’ gli autisti che quotidianamente sfilano dinnanzi al suo ruolo di esattore dei pedaggi.
Ma allora, perché mai un’affascinante signora, che si è sempre presentata come amante della musica di Billie Holiday, di punto in bianco sostituisce il jazz & blues dell’inquieta cantante di Harlem con una pseudo-musica che é il prodotto di campionatore e batteria elettronica? Il sospetto si insinua nella mente di Ercole in una fase delicata della sua vita: l’azienda per la quale lavora gli dà il benservito.
Rebecca, la moglie appassionata di gialli, lo incoraggia ad approfondire questo “sospetto” (ricordate “il sospetto” nel film di Hitchcock? Non viene citato nel romanzo, che invece fa riferimento a Psyco!) e il lettore legge la storia – nella quale in parallelo si narra il dramma di una persona rapita – divorato da un altro terribile sospetto: perché mai il figlio di Ercole e Rebecca non dà più notizie di sé da diversi giorni?
La vicenda è ben calibrata quanto a tensione. E’ garbatamente animata da buoni e rassicuranti sentimenti: descrive un bel rapporto coniugale, pennella la nascente amicizia con un collega, svolge tristi riflessioni sull’essere sostituiti – quando non servi più – da una “signorina elettronica” che non potrà “mai apprezzare la musica” e sarà soltanto in grado di scandire con voce metallica “pedaggio giusto o pedaggio errato”. E riserva per Ercole un epilogo quanto mai opportuno.
Di questo autore ho già avuto modo di apprezzare lo struggente racconto “Jingle bells” in Italian Noir, la raccolta curata dall’associazione culturale “I sogni di Carmilla”. Oggi, avendo letto questo romanzo, mi riconfermo: Giancarlo, forse per la professione che svolge (ndr: è cardiologo!), sa benissimo che i sentimenti albergano nel cuore e ne sa ‘suonare’ le corde.
Sarà anche per questo, che eleggo uno slogan per il suo romanzo: “feel the music”. Che poi significa: un conto è ascoltare musica, altra cosa è sentirla. Si tratti di progressive rock, del jazz della signora ‘dalla gardenia bianca’ o, perché no, di ‘easy listening’…
Bruno Elpis