Le recensioni di Bruno Elpis
Donne di Andrea Camilleri (qlibri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Donne reali, donne immaginate
Situando quest’opera nel percorso “eros”, tra le tante figure di “Donne” proposte da Andrea Camilleri con il nobile intento di ritrarre la versatilità delle dimensioni femminili (“Questo libro è un parziale catalogo delle donne, realmente esistite nella storia o create dalla letteratura, e di altre che ho conosciute e di altre ancora di cui m’hanno raccontato…”), assumerò come campione rappresentativo del libro non già le figure letterarie o mitologiche (come Elena di Troia: “Le tre dee si presentano al primo concorso di bellezza conosciuto nella Storia”) o storiche, bensì quelle donne che animano per sensualità la memoria di un arzillo Camilleri.
Tipo Beatrice, promessa sposa di un amico di gioventù, al quale l’inventore di Montalbano fa un regalo di nozze piuttosto proditorio (“Ho una gran voglia di ricci. M’accompagni?”), appartandosi con la promessa sposa nella bellezza paradisiaca della Scala dei Turchi.
O la svizzera Helga, avvenente sì, ma affetta da rupofobia con la mania ossessiva per la pulizia, l’ordine e la precisione da orologio elvetico.
O Inès, conosciuta sull’aereo (“Vivo di ricatti”), alla quale lo scrittore impone di scegliere l’amante e di lasciare il marito.
Su tutte, forse, svetta Ingrid, svedese di Malmo, conosciuta a Copenaghen (“Mi sentivo tentato come sant’Antonio”) e, ahimé – nonostante il detto consigli di fare il contrario – lasciata e persa: “Ed è in omaggio alla libertà, alla spontaneità e alla pulizia morale di Ingrid che ho voluto che l’amica straniera del mio commissario Montalbano fosse svedese e si chiamasse come lei”.
E che dire di Maria, che con Andrea batte un record (“Gli storici del cinema dicono che il bacio più lungo sia stato quello del film Notorius”): “Eravamo innamoratissimi. Ma cominciai a sperimentare la gelosia… i suoi occhi. Erano specchi ustori.”
La gamma delle donne rappresentate è molto vasta e con loro lo scrittore si diletta a sfidare il detto “nomen omen” (“Chiamarla Venere significa caricarle sulle spalle una responsabilità alla quale dovrà attenersi per tutta la sua futura esistenza. Quella di essere sempre all’altezza del nome che porta”) e ad azzardare interpolazioni storiche degne della fantasia romanzesca (a proposito di Nefertiri: “Penso… da romanziere… che Akhenaton, per risolvere il problema - ndr: delle origini di Nefertiri - sia ricorso a un intelligente stratagemma: far circolare cioè la voce che una bellezza come quella di Nefertiri non potesse essere che di origine ultraterrena”).
Una rassegna in alcuni punti divertente, in altri sorniona e astuta. Nella postfazione, Camilleri si prende una riserva: “Gli incontri personali… può darsi che me li sia inventati…”
Al lettore, crederci o meno. Io sono scettico…
Bruno Elpis
http://www.qlibri.it/recensioni/racconti-narrativa-italiana/discussions/review/id:45636/