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Le interviste di Bruno Elpis

Cinque domande a Gianluca Morozzi

Gianluca Morozzi

D - Cosa pensi del mio accostamento tra “Radiomorte” e i “Sei personaggi in cerca d’autore”?
R - Geniale! Non ci avevo pensato. Amo veder trovare lati nuovi e inaspettati nei miei libri.
 

D - Considerato il precedente di “Blackout”, non ti sorge il dubbio di soffrire di claustrofobia? In caso affermativo, quanto – per te - la scrittura dei romanzi è “coming out”, quanto è terapia?
R - Io non soffro affatto di claustrofobia, in realtà, ma di vertigini. Sono piuttosto certo di essere stato gettato giù dalle mura di un castello della Loira, in una vita precedente. Se volessi scrivere un romanzo terapeutico, metterei il mio protagonista al decimo piano in un terrazzo dal parapetto basso…

 

D - Nella gratulatoria finale leggiamo che l’ispirazione è venuta dal “portico delle Belle Arti”… Ci spieghi meglio la tua folgorazione?
R - Lo so che sembra una roba da pazzi, ma è vera. Stavo camminando lungo il portico di via Belle Arti… ora, non so quanti archi abbia quel portico (quello di San Luca ne ha 666: demoniaco, vero?). Diciamo che ero all’altezza dell’arco numero 19, che era il numero dei miei romanzi prima di Radiomorte. Ok: ho fatto un passo, pensando ai fatti miei, e all’altezza del ventesimo arco avevo tutto, inizio, sviluppo centrale, finale (esattamente quello che potete leggere ora), e addirittura titolo. Cosa si fa in questi casi? Si ringraziano le muse, poi si va a casa e si scrive il romanzo. 

D - Perché sempre lì, nell’ultima pagina, ringrazi “Chuck Palahniuk, in generale” e non Lovecraft al quale tutti noi pensiamo quando parli del gioco di ruolo “Il richiamo di Cthulhu”?
Perché Il richiamo di Cthulhu è un gioco di ruolo al quale non ho mai giocato in vita mia (mentre ho letto molto Lovecraft), mentre quella strana seconda persona apparente che invita a guardare per tutto il romanzo mi faceva tanto Chuck Palahniuk… 

D - Ma non temi che questo romanzo possa offrire l’idea per l’ennesimo, sciagurato reality show?
R - Santo cielo, sarà finita, ormai. l’era dei reality show… non è più il 2004 di Blackout, per fortuna! 

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