Le interviste di Bruno Elpis
Intervista a Davide Enia, finalista del Premio Strega e Premio Bancarella 2012
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- Scritto da Bruno Elpis
Raggiungo telefonicamente Davide. E’ in viaggio da Lampedusa a Pontremoli, per partecipare alla serata finale del premio Bancarella 2012.
Ciao Davide. Dunque sei reduce da Lampedusa. Eri in vacanza?
No, sono stato lì per scrivere una story telling sui bambini di Lampedusa.
Ci dici due parole su un’isola così bella e così drammatica?
Lampedusa incarna le contraddizioni dei suoi ultimi trent’anni. E’ uno scoglio piatto nel Mediterraneo, per certi versi come Ibiza e Formentera, ma paga le conseguenze di una politica che ha ignorato la sostenibilità e l’attenzione per l’ambiente: seimila abitanti e sessantamila posti letto, una brutta architettura, in uno dei paesaggi e dei mari più belli d’Europa. Gli approdi dei disperati sono imputabili a un fatto geografico: ci troviamo alla porta dell’Europa. Gli sbarchi sono stati soltanto tre, tutti gli altri sono stati recuperi o salvataggi …
E adesso, in questo preciso momento dove ti trovi?
Sono in taxi, sul raccordo anulare, sto raggiungendo dall’aeroporto la stazione Termini.
(Davide è indispettito dal fatto che qualcuno gli abbia organizzato il trasbordo sul treno senza tener conto del tempo necessario per il trasferimento dall’aeroporto alla stazione).
Con quale stato d’animo partecipi alla finale del Premio?
Sono stanco. Solo stanco. Si dovrebbe avere più rispetto per il tempo degli altri.
Ci puoi parlare brevemente della tua esperienza ai premi letterari ai quali hai partecipato con il tuo romanzo d’esordio? Quanto è vero che essi sono più un premio per le case editrici che per gli scrittori?
Le case editrici, e una su tutte, dettano legge. Allo Strega si diceva che avrebbe vinto Mondadori e così è stato. Le case editrici chiedono voti ai giurati … Credi che tutti i giurati abbiano letto i dodici romanzi selezionati nell’ultima fase del premio Strega? Questa logica è estranea al concorso: è la logica del favore e dello scambio, opposta a quella della meritocrazia! Del resto, aggiudicarsi uno di questi premi significa garantirsi la vendita di almeno ventimila copie …
Certo, la suggestione della fascetta, che sulla quarta di copertina segnala la vittoria a un premio letterario, è forte. Tuttavia il lettore si rende conto se un riconoscimento è meritato o ‘regalato’. A volte, dopo aver letto un libro insignito da un premio, ci si chiede: “Ma è davvero quanto di meglio la narrativa italiana offre?” Così come sono sicuro che i lettori sapranno attribuirti il merito di aver scritto un ottimo romanzo (ndr: i diritti di “Così in terra” sono già stati acquistati in numerosi paesi esteri). Davide, in un’immagine del tuo profilo di Facebook indossi la maglia rosa-nero del Palermo. Quanto è importante lo sport? E il pugilato?
Io amo lo sport, che è meccanica del corpo e poesia del movimento. E amo parlarne. Perché scrivo delle cose che conosco.
Come ha influito la tua esperienza teatrale nella composizione del tuo primo romanzo? A chi o a cosa devi l’ispirazione principale?
Ho sempre scritto per il teatro. E ciò significa scrivere con il corpo e per il corpo, ragionare sulla parola e sull’unità temporale: per il regista, lo scenografo, l’attore … è un percorso nel tempo della rappresentazione. Ho scritto il romanzo perché sono stato contattato per scriverlo: così mi sono misurato con una modalità espressiva più “spaziale”.
La Sicilia è una fucina di cultura. Hai qualche autore di riferimento? Quanto incidono colori e paesaggio della tua terra natale sull’ispirazione creativa?
La Sicilia rappresenta sicuramente una grande condizione di partenza: è una terra ove chiudi gli scuri perché entra troppo sole, troppi colori, e troppa luce acceca. Così come il silenzio stordisce. Tra gli autori che amo ho alcuni riferimenti non siciliani. Ma tra i siciliani … direi Sciascia, ecco Sciascia è un grande.
Adesso che citi Sciascia, forse qualche influsso lo si ritrova, nel tuo romanzo … (Ma Davide non è d’accordo) … almeno in un tema (insisto io) …
… sì, quello del confronto con il potere, però ...
Puoi anticiparci qualcosa sui tuoi progetti artistici futuri?
Proseguire con la scrittura di romanzi, nella ricerca di un linguaggio personale. Non perché io voglia abbandonare il teatro, ma perché è il teatro a lasciarsi abbandonare …
E’ il momento dei saluti. Auguro a Davide un “in bocca al lupo” grosso come una casa: se non per la vittoria al Bancarella (che non ci sarà, Davide ne è già sicuro), per il suo romanzo in libreria. E per quelli che arriveranno. http://www.i-libri.com/intervista-davide-enia.html