I cari estinti
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- Categoria: H.P. Lovecraft
- Scritto da Bruno Elpis
Anche “The loved dead” – come “Ceneri” e “Il divoratore di spettri” - è la revisione operata da H.P. Lovecraft su una composizione di Clifford M. Eddy.
Quando il racconto vide la luce, la rivista che lo pubblicava fu sequestrata: con “I cari estinti” Lovecraft affronta infatti in modo esplicito e senza mezzi termini il tema della necrofilia.
“La loro vicinanza comunica al mio spirito brividi di piacere, fa scorrere il sangue stagnante nelle vene e battere d’ebbrezza frenetica il mio torpido cuore: la presenza della morte per me è vita”.
Il protagonista è un essere maledetto e solitario: “Rigorosamente ascetico, diafano, pallido, di statura inferiore alla media, soggetto a prolungate crisi di morbosa ipocondria …”. Si accorge della sua insana propensione durante il funerale del nonno: “Fu quella … la mia iniziazione ai riti solenni del trapasso”.
Da questo esordio, nel quale comincia ad affiorare la coscienza di un’inclinazione spiccata per il macabro, è tutto un crescendo nella perversione e nella consapevolezza che “in seguito a una maledizione vera e propria la mia vita traeva la sua forza dalla morte”.
“Nella mia natura esisteva un carattere che reagiva soltanto alla tremenda presenza dell’argilla esanime di un cadavere” e, con questa ammissione, il gioco è fatto: la scelta della professione non può che essere una (il becchino), le pratiche sentimentali sono necessariamente inaudite e vergognose e … per assicurarsi occasioni di piacere non rimane che un sistema: quello di procurarsi direttamente la fonte della turpe voluttà. Uccidendo.
Le pratiche delittuose e oscene del protagonista determinano, per lui, un inevitabile destino di fuggiasco e di persona braccata; le forze dell’ordine cercano di fermare il responsabile per interrompere la serie degli omicidi preordinati a soddisfare una brama tanto orrenda.
In tutta franchezza e semplicità vien da chiedersi: poteva un racconto del genere non suscitare scandalo?
Bruno Elpis