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Berenice di Edgar Allan Poe

BereniceQuesto racconto, uno dei miei preferiti, a parer mio contiene molti elementi sconvolgenti. Al di là dell’accurata descrizione delle due malattie che affliggono i protagonisti – una monomania, quindi un disturbo di natura psichica per Egeo; una sorta di epilessia quella di Berenice – il tema orrifico incalza e viene esasperato nei momenti culminanti: si tratti della visione della devastazione che ha distrutto la bellezza vitale di Berenice, o della profanazione della sua tomba, o dell’incidente che, sommato a chiari indizi (una vanga, abiti sporchi, impronte di fango), porta a galla una verità terribile.
Voglio tentare tre interpretazioni un po’ spericolate.

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L'ombra. Una parabola, un racconto di Edgar Allan Poe

TolemaideE’ straordinario come, in due sole pagine, si possa condensare una miscela davvero esplosiva. Più del tritolo.
Il protagonista di questo racconto è Oinos. Ha un nome che, in greco antico, significa “vino”.
Sappiamo che Poe si è autodistrutto con l’alcool. Probabilmente anche sotto l’effetto dei fumi dell’ebbrezza, il suo spirito artistico ha creato autentici capolavori. Come questo, che parla di un conciliabolo di sette (un numero magico e ricorrente nell’autore) amici, che vegliano il cadavere di un defunto.

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Il ritratto ovale di Edgar Allan Poe

Dorian GreyHo un’idea che mi frulla nella mente, quando penso a questo racconto di Poe. L’ho riletto nell’interessante traduzione proposta da Pluto e ho gustato la precedente recensione di Ludus in www.edgarallanpoe.it, che lo ha esaminato anche commentandone l’interessante tecnica narrativa.
Ma perché la mia mente insiste nel rapportare “Il ritratto ovale” al “Ritratto di Dorian Gray”? Vale soprattutto il viceversa, considerato che l’opera di Wilde è cronologicamente posteriore.
Riassumo i termini della questione, che forse qualcun altro avrà già trattato.
Datazione: il racconto di Poe è edito nel 1842, il romanzo di Wilde è stato pubblicato nel luglio del 1890.
Ambientazione: “Il ritratto ovale” si trova custodito in un misterioso castello sull’Appennino. Dorian Gray agisce a Londra.

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Il genio della perversione di Edgar Allan Poe

Il genio della perversioneMentre mi sforzo di comprendere, nella prima parte, la dissertazione sulla frenologia, mi chiedo se un preambolo del genere sia puro sfogo teorico. Ma nutro un sospetto: che la dottrina sia strumentale alla narrazione. Quindi resisto e proseguo.
Poi leggendo “siamo ritti sull’orlo di un precipizio, guardiamo giù nell’abisso … il primo impulso è quello di sfuggire al pericolo, ma inspiegabilmente resistiamo”, comincio a capire.
Infatti, dopo quella che sembra essere soltanto una dotta dissertazione, il racconto deflagra.
Con uno “splendido”(!) delitto.

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