Il manoscritto ritrovato in una bottiglia di Edgar Allan Poe
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- Scritto da Bruno Elpis
Durante un viaggio da Giava verso le isole dell’Arcipelago (le isole della Sonda), una bella nave in teak del Malabar viene sorpresa da un’improvvisa tempesta. Le onde travolgono l’intero equipaggio, con l’eccezione del narratore e di un vecchio marinaio svedese. Per alcuni giorni la nave procede completamente in balia delle onde e, nel frattempo, la luce del sole si spegne. Anche il mare in tempesta cambia d’aspetto: stranamente non produce più schiuma, né la fosforescenza tipica delle acque tropicali. Il vascello continua a vagare nelle tenebre, minacciato da onde gigantesche. Fino a quando, su una di queste immense onde, compare una gigantesca nave nera ove il protagonista viene catapultato. Il narratore si nasconde alla vista dei marinai della nave misteriosa, ma ben presto si accorge che gli uomini – tutti d’aspetto decrepito e spettrale – non si avvedono della sua presenza. L’imbarcazione intanto viene sospinta verso il polo sud; il protagonista ormai vive tra i fantasmi e verga il suo memoriale, che sarà ritrovato all’interno della bottiglia, mentre la nave viene inghiottita da un vortice.
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Una discesa nel Maelström di Edgar Allan Poe
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- Scritto da Bruno Elpis
Il racconto
La vicenda è nota: tre fratelli, pescatori norvegesi, mentre praticano la loro attività, sono sorpresi da una violenta tempesta. La loro imbarcazione è sospinta verso un immenso vortice: il maelström. Impossibile sfuggire al risucchio: l’imbarcazione, in balia delle forze del mare, è fagocitata da un abisso conico e attirata verso il fondo. Uno dei tre fratelli però si salva, aggrappandosi a un barile vuoto. Quando il mare si quieta, il superstite è sospinto dalle correnti verso la riva … e può raccontare la sua terribile esperienza, ancorché trasformato dal punto di vista fisico, dal momento che i suoi capelli si sono completamente sbiancati.
Da Poe a De Chirico, da Calvino a Magritte: l'enigma in arte e in letteratura
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- Scritto da Bruno Elpis
Ho riletto “Lo scarabeo d’oro” di Poe, grazie alla recente iniziativa di www.malgradopoi.it che ne ha pubblicato il testo. Questo racconto ha sicuramente ispirato Stevenson per il suo capolavoro, “L’isola del tesoro”.
Ma io ho preferito riflettere sullo strumento grazie al quale i tre personaggi della storia di Poe (Legrand, il suo amico narratore e il servo di colore Jupiter) mettono le mani su un tesoro di straordinario valore.
Alludo al crittogramma, abilmente risolto da Legrand con intuizione, logica e capacità induttive e deduttive degne di Dupin.
Appropriandomi di tale metodo logico-induttivo, parto da una definizione per svolgere il mio ragionamento:
“La parola crittografia deriva dall'unione di due parole greche: kryptós che significa ‘nascosto’, e graphía che significa ‘scrittura’. La crittografia tratta delle ‘scritture nascoste’, ovvero dei metodi per rendere un messaggio ‘offuscato’ in modo da non essere comprensibile a persone non autorizzate a leggerlo. Un tale messaggio si chiama comunemente crittogramma.”
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Lo scarabeo d'oro di E. A. Poe
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- Scritto da Bruno Elpis
In un commento comparso su questo sito, Ludus si è soffermato sul ruolo dei personaggi di questo racconto di Poe (in particolare sul narratore e su Legrand) e sull’ispirazione che dalla storia ha sicuramente tratto Stevenson per il suo capolavoro, L’isola del tesoro.
Io voglio parlare di un altro elemento, che ritengo centrale nel racconto: quello dell’enigma racchiuso nel crittogramma, la cui interpretazione consente ai protagonisti di mettere le mani su un tesoro fantastico.
L’enigma è una struttura tipica, spesso utilizzata nell’arte (letteraria, cinematografica, figurativa), della quale si sono ampiamente occupate filosofia e psicologia: sicuramente perché riproduce un meccanismo esistenziale che è una costante della vita umana.