Le recensioni di Bruno Elpis
Storia d’amore e perdizione di Melvin Burgess (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
La “Storia d’amore e perdizione” cheMelvin Burgess racconta è quella fra David (soprannominato Tar) e Gemma, due quattordicenni che reagiscono in malo modo ai rispettivi problemi.
Tar, ragazzo fragile e sensibile, è vittima di una situazione familiare devastata dall’etilismo: un padre manesco, una madre alcolizzata. Dopo l’ennesima violenza subita per difendere la mamma, Tar decide di allontanarsi dai genitori e ripara a Bristol, presso gli anarchici Richard e Vonny, che vivono occupando case abbandonate e organizzano spedizioni vandaliche contro le banche.
La fidanzatina Gemma, volitiva e capricciosa (lo ama, non lo ama?), lo raggiunge poco dopo, per punire i genitori che cercano di imporle delle regole più che per allontanarsi da problemi reali (“Lei aveva tutto il tempo del mondo. Non aveva problemi, non di quelli veri”).
Nel corso di una festa, Gemma subisce il fascino trasgressivo della coetanea Lily (“Lily è buffa: a volte non sopporta un abracadabra, e altre si comporta come se fosse la Regina delle Streghe”), che decide di seguire e di emulare (“Una volta deciso di punkeggiare, Gemma ci si è tuffata dentro fino agli occhi”). La curiosità (“Prova qualunque cosa, almeno una volta”) la induce ad assaggiare l’eroina, che Lily già assume insieme al compagno Rob. Anche Tar si lascia coinvolgere nel vortice della droga. La storia degli adolescenti si incanala poi nel solco inevitabile, in un crescendo facilmente immaginabile: escalation nell’assunzione di stupefacenti dallo sniffo (“Quel fumo è il tuo drago cinese; e quando lo respiri ti si srotola nelle vene, ti senti meglio di chiunque altro”) all’endovena, furti, assuefazione, prostituzione, schiavitù, lo spettro della morte per overdose…
Dopo alcuni vani tentativi di uscire dall’abbruttimento della droga (“È uno dei problemi dell’esserci dentro tutti. C’è sempre qualcuno di noi che ha voglia di uno sniffo”), il destino di Tar e Gemma passa attraverso le crisi di astinenza, le retate della polizia, i ricoveri in ospedale. Fino a un finale in parte prevedibile (“Non posso farcela da solo. Se hai una personalità incline all’assuefazione, devi trovare un aiuto esterno”), in parte inaspettato.
Il racconto è policentrico per narrazione, polifonico nella colonna sonora scandita dai versi di rocker alternativi (Lurky, Sex Pistols…), e ricorre a espressioni rituali (“… quel fine-settimana eravamo filati su a razzo ed è importante planare lentamente”). Dopo decenni afflitti dalla piaga sociale della droga, la trama non è nuova, ma consente di riflettere ancora sulle possibili cause, sulle dinamiche e sulle sorti di chi, per debolezza o disperazione, si lascia irretire dal desiderio di risolvere i problemi con espedienti artificiali e mortiferi.
Bruno Elpis
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