Il mistero dei massi avelli, un romanzo di Bruno Elpis
La recensione di Silvia71 (qlibri)
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- Categoria: Il mistero dei massi avelli
- Scritto da Bruno Elpis
Pubblico il commento di Silvia71, raffinata commentatrice di www.qlibri.it
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A Silvia dedico le foto dell’Isola Comacina qui pubblicate.
Lo splendido scenario del lago di Como è spettatore muto del secondo romanzo di Bruno Elpis.
Dopo “Il carnevale dei delitti” ancora un giallo fluisce dalla raffinata penna dello scrittore comasco; un giallo dalla trama semplice, in quanto non si cerca il rompicapo, non si cercano immagini truculente, non si cerca l'azione da fiction.
Lo scrittore si prefigge un lavoro arduo che va al di là della ricerca della mano assassina, un lavoro che mira a far emergere ciò che spinge un uomo a commettere il male.
Ecco allora che il romanzo mostra subito le vesti del giallo psicologico, grazie alla cura di Elpis nello scandagliare le zone più oscure dell'anima dei suoi protagonisti, avvalendosi dei mezzi messi a disposizione dai metodi scientifici in materia di psicoanalisi e psicologia.
Scorrono numerose citazioni delle teorie freudiane, interessanti e ben inserite nel contesto narrativo, che fungono da guida per districarsi in una materia così complessa.
Gli uomini e le donne rappresentati nel racconto non si dividono nettamente in buoni e cattivi, ma ciascuno è portatore di bene e di male. Una dicotomia inestricabile che si fonde nell'animo umano.
La questione più critica è la predominanza del male; perchè accettarlo passivamente senza chiedersi un “perché”? Quali segreti può celare la mente umana?
Quale causa sta a monte di un effetto?
Bruno Elpis con il suo “Il mistero dei massi avelli” si accinge a fornire le risposte al lettore che avrà il desiderio di ascoltare e comprendere, a prescindere dall'esigenza di dare la caccia all'assassino.
E' palpabile una ricerca di approfondimento contenutistico rispetto al romanzo precedente, una crescita in campo psicologico che porta l'autore a cesellare i suoi uomini, studiandone passioni segrete, ferite nascoste, zone d'ombra pericolose.
Anche lo stile di scrittura ha cambiato pelle, adattandosi a ciò che richiede la narrazione; una penna elegante senza dubbio, che diventa più tagliente, più secca ed incisiva, fatta talvolta di frasi brevissime.
Bruno Elpis attraverso il filone giallo vuole percorrere le infinite ed impervie strade che conducono allo studio dell'uomo, una materia che è camera buia in cui occorre accendere qualche lumino per potersi orientare.
Decisamente un buon lavoro, frutto di una penna da cui ci aspettiamo di leggere molto altro ancora.
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Tre domande a Bruno Elpis:
S : Caro Bruno, anzitutto complimenti per la creazione del tuo secondo romanzo giallo. Hai dato ampio spazio alla caratterizzazione psicologica dei personaggi, utilizzando molteplici riferimenti e citazioni delle teorie freudiane. La psicologia o la psicoanalisi, a tuo giudizio, aiutano a svelare l'animo di un uomo totalmente o sono solamente un mezzo per avvicinarsi alla comprensione della parte più oscura dell'essere umano?
B : Personalmente sono molto affascinato dagli strumenti che queste discipline forniscono. In questi ambiti sono un autodidatta e sono cavia di me stesso: mi piace analizzare i miei comportamenti, i miei pensieri, individuarne le radici, rovistando anche nella memoria. Sì, credo che psicologia e psicanalisi siano due torce che gettano fasci di luce sulle ombre dell'intimità. Anche se l'animo umano rimane un cosmo immenso, in larga parte inesplorabile.
S: Ciò che metti in rilievo dei tuoi personaggi è la loro dicotomia bene-male; mettendo in atto uno studio scientifico sull'origine del “male”, reputi che si riesca sempre a coglierne le radici?
B: Il male è irrazionale e le sue forme peggiori, più violente o striscianti, mi spaventano. Credo che dominare il male sia un'abilità alla quale l'uomo deve tendere: un'attività complessa, che richiede innanzitutto coscienza e conoscenza di se stessi e della realtà. Scrivere di queste cose è probabilmente una forma di esorcismo, un modo per esternare la paura.
S: Il Bruno Elpis che ha scritto questo secondo romanzo, è lo “stesso” Bruno de “Il carnevale dei delitti”? Nel senso che il lettore percepisce una evoluzione, una mano più incisiva e profonda, ne convieni?
B: Sì, garantisco, sono sempre io... Quello che tu rilevi probabilmente è imputabile all'effetto sorpresa della prima pubblicazione. Ho inviato il romanzo senza certezza che venisse pubblicato, quindi "Il carnevale dei delitti" è sicuramente più estemporaneo, meno meditato. Se a questo aggiungi che sono un revisionista convinto... ecco spiegata la sensazione che hai tratto!
http://www.qlibri.it/recensioni/gialli-narrativa-italiana/discussions/review/id:44020/