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Le recensioni di Bruno Elpis

Il corpo umano di Paolo Giordano (i-libri)

il corpo umanoCon “Il corpo umano” torna uno degli autori più acclamati della narrativa italiana: Paolo Giordano, tanto atteso alla sua seconda prova dopo il botto de “La solitudine dei numeri primi”. Di fronte al successo del romanzo d’esordio che, oltre ad aver vinto tutto (Premio Campiello opera prima, Premio Fiesole, Premio Strega …), ha venduto milioni di copie, sarebbe naturale e umano patire l’ansia da prestazione.
Paolo Giordano dissipa quest’ansia, ammesso che l’abbia mai avuta, con una storia che promette notevoli spunti di riflessione: sulla generazione dei trentenni, sulla guerra (intesa sia in senso bellico sia in chiave esistenziale) e su … “Il corpo umano”. E lo fa da un punto d’osservazione privilegiato: quello del trentenne.

Paolo Giordano

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E qualcosa rimane di Nicoletta Bortolotti (Qlibri)

Nicoletta BortolottiIl titolo sembra alludere a Rimmel di De Gregori (“E qualcosa rimane, tra le pagine chiare e le pagine scure…”).
Di musica – oltre che di persone, animali, cose, fatti e sentimenti - si parla in questo romanzo di Nicoletta Bortolotti, i cui capitoli sono un continuo andirivieni dal 1973 a oggi: capitoli che sono anni del calendario e discolosure di capitoli, in corsivo, che sono riferimenti a fatti politici, a fatti di cronaca e … al taglio dei capelli dei protagonisti. Per significare come tutto sia in movimento e in evoluzione.

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Pianoforte vendesi di Andrea Vitali (Qlibri)

Il pianoforte di Gian non è in vendita!Nel clima prenatalizio dei prossimi giorni sarà piacevole (o controindicato!) (ri)leggere questo miniromanzo (o maxiracconto) dalle sfumature fiabesche. Una ghost story nella quale Andrea Vitali mette in liquidazione un pianoforte sulle rive del lago di Como, nella Bellano che è l’anfiteatro delle sue opere.
Ambientata nella notte dell’Epifania del 1966, la storia ha per protagonista un giovanotto che pratica un’arte ben delineata: non già quella del pianista, come il titolo lascerebbe presagire, bensì quella del lestofante (pronunciasi ladro).
Il personaggio ha un profilo grottesco. E per profilo (ma quanti doppi sensi hanno le parole!) non intendo né carattere né dimensione psicologica.Intendo proprio il profilo fisico!

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Bora di Anna Maria Mori e Nelida Milani (qlibri)

BoraUn modo per accerchiare la tragedia istriana. Guardarla da due prospettive diverse e complementari. Magari per arrivare alla medesima conclusione: asserire, cioè, che il dramma sia lo stesso. Per chi parte e per chi rimane.
Le due autrici (Anna Maria Mori esule, Nelida Milani rimasta in terra d’Istria) intessono uno scambio epistolare e pervengono ad affermare che la sofferenza per la violenza subita è unica, come unica è la nostalgia: per la terra perduta, per la cultura usurpata.
Basta un atto semplice, per rendersene conto: ricercando in Google Map, ci si accorge che ”per il computer, e quindi per la collettività, Pola non esiste, non c’è più, addirittura non è mai esistita: c’è Pula, Histra, Croatia”. “Pola cancellata dalla faccia della terra. Il nome era un simbolo, e quando i simboli cadono, nulla è più come prima.”

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