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Le recensioni di Bruno Elpis

Phobia di Wulf Dorn (i-libri)

coverIl nuovo romanzo di Wulf Dorn, balzato agli onori del botteghino fin dalla pubblicazione del primo romanzo “La psichiatra”,  porta un titolo (“Phobia”) che qualifica il genere di appartenenza: il thriller psicologico. 

Sarah Bridgewater abita nel tranquillo e borghese quartiere di Forest Hill con il marito Stephen e il figlioletto Harvey, ma vive un disagio (“Una paura inesprimibile, un terrore orribile era risalito dagli abissi del subconscio affiorando in superficie”) forse riconducibile alla crisi coniugale che sta attraversando. Vero è che questa fobia l’ha indotta ad abbandonare il lavoro che svolgeva e a rinchiudersi in casa ove la patologia si manifesta nella forma della “paura irrazionale”. Paura che esplode in tutta la sua potenza una notte, quando nella casa di Forest Hill si presenta uno sconosciuto orribilmente sfregiato (“Un uomo che entra in casa d’altri per giocare alla famiglia armato di coltello”), vestito come Stephen, che dichiara di essere Stephen e dimostra di conoscere intimamente le abitudini dei Bridgewater.

In un primo tempo Sarah “decise di stare al gioco, per guadagnare tempo”; poi una certezza angosciosa prende il sopravvento: “No, non se ne sarebbe mai andato. Aveva preso il posto di Stephen”.
Giunge in soccorso della donna, alla quale la polizia stenta a credere, Mark Behrendt, lo psichiatra del primo fortunato romanzo di Dorn, amico d’infanzia di Sarah, tornato da lei nell’occasione del suicidio del suo relatore, quel professore suicida (“Sembrava di librarsi, di essere liberi, capisce cosa intendo?”) che – malato terminale di cancro - si è gettato dal Millennium Bridge perché “amava l’acqua”. 

Attraverso molte peripezie, Sarah e Mark entrano in contatto con il folle, sconosciuto persecutore, che si fa chiamare Giobbe come il personaggio biblico; i due così riescono a individuare il luogo ove Stephen viene tenuto segregato (“Una frase che ha detto Giobbe. I mulini di Dio macinano lentamente”).

Phobia” si regge sulla tensione, che induce il lettore a girare una pagina dopo l’altra. Wulf Dorn, ancora una volta come nelle precedenti opere, sviluppa un concetto e lancia un messaggio avvalendosi di un disegno narrativo che sembra ricondurre il male alla razionalità. “Perché l’unica cosa di cui aver paura è la paura stessa”, perché chi possiede la felicità e non riesce a vederla, non deve sprecare l’opportunità di goderne, oltraggiando chi – nella vita – la felicità se l’è vista ingiustamente sottrarre… 

Bruno Elpis 

http://www.i-libri.com/libri/phobia/