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Le recensioni di Bruno Elpis

Alberto Moravia e La ciociara – Atti del secondo convegno internazionale a Fondi (Edizioni Sinestesie) i-libri.com

L'Associazione Culturale Internazionale Edizioni Sinestesie promuove e cura l' organizzazione di conferenze, convegni, mostre, seminari, pubblicazione di libri.
In questo ambito ha curato la pubblicazione degli Atti del secondo convegno internazionale, tenutosi a Fondi il 13 aprile 2012, e intitolato “Alberto Moravia e La ciociara – Letteratura. Storia. Cinema”.
Il volume, disponibile a questo link, http://www.edizionisinestesie.it/biliotecasinestesie/54-alberto-moravia-e-la-ciociara.html viene così illustrato:

Il volume Alberto Moravia e La ciociara. Letteratura. Storia. Cinema, raccoglie le relazioni pronunciate nel corso del II Convegno Internazionale svoltosi a Fondi, nei luoghi del romanzo, il 13 aprile 2012, e con alcuni interventi di rilievo, oltre alla prefazione di Rino Caputo, al saggio introduttivo di Angelo Fàvaro, alle conclusioni di Dante Della Terza e all’indirizzo di saluto di Dacia Maraini. Pubblicato dalle Edizioni Sinestesie, con il patrocinio dell’Associazione Fondo Alberto Moravia, è passato al vaglio di numerosi comitati scientifici e ha ottenuto il plauso per i contenuti e per la forma editoriale. Da non tacere alcuni interventi di insigni storici della letteratura, intellettuali, italianisti, esperti dell’Opera di Alberto Moravia italiani, fra i quali Simone Casini, Andrea Gareffi, Giulio Ferroni, Alberto Granese, e stranieri come Mark Epstein, Laurent Lombard, Wei Yi. Il romanzo di Alberto Moravia viene riletto alla luce dell’esperienza autoriale, esistenziale e culturale di Alberto Moravia, non senza alcune inedite riflessioni e dimostrazioni, perciò si è scelto di disporre le relazioni in ordine alfabetico, generando un percorso concettuale inatteso che dalla conclusione del romanzo e dalla ripresa-tradimento filmico procede zigzagando fra le figure di Michele, Rosetta, Cesira, giungendo poi a considerare l’opera romanzesca dal punto di vista della scrittura, della struttura, dell’ideologia, fino a osservare la testimonianza autoriale sul fronte di guerra. 

Come illustrato da Angelo Favaro nella sua introduzione “La ciociara, Alberto e Elsa sulle macere”, il convegno ha avuto “dimensione planetaria” grazie alla presenza di relatori di caratura internazionale, provenienti da diverse parti del mondo. Il fatto che contributi e relazioni siano stati pubblicati in ordine alfabetico non mi impedirà di fornirne una rassegna organizzando i diversi interventi secondo la personale lettura che io ne ho dato, nel tentativo di meglio rapportarmi all’opera-capolavoro di Alberto Moravia. 

ELEMENTI AUTOBIOGRAFICI DEL ROMANZO SULLA GUERRA 

Come Angelo Favaro annota nell’introduzione all’opera: “Alberto Moravia e Elsa Morante… vennero a trovarsi in quei luoghi dopo l’8 settembre del 1943, e vi rimasero fino al maggio del 1944, per necessità, in fuga da Roma con una valigia, due libri, una Bibbia e I Fratelli Karamazov” di Dostoevskij. Quest’esperienza, alla quale faranno riferimento quasi tutti gli interventi del convegno, è il retroterra storico de “La ciociara” di Moravia e de “La storia” della Morante; da qui “personaggi usciti in passeggiata dalle pagine di Dostoevskij per finire fra quelle di Moravia-Morante potrebbero essere, fra molti, Michele e Davide”. Dunque, dalla sofferta esperienza di vita scaturiranno due tra i più importanti romanzi della letteratura italiana sulla guerra, in un parallelismo (tra rette più divergenti che convergenti) che variamente si combina con la poetica di Dostoevskij. 

Anche Dacia Maraini, nella sua veste di presidente dell’Associazione Fondo Alberto Moravia, nel saluto introduttivo, così enuclea il messaggio del romanzo:  “Capire la guerra e difendere la pace. Capire i meccanismi dell’odio dell’altro per scoprire le tante inaspettate strategie della pace. Questo è il messaggio profondo del romanzo La ciociara.” 

Gianna Cimino, nipote di Moravia, dalla quale abbiamo ricevuto una preziosa testimonianza in una precedente occasione, ricorda l’evento che causò la fuga dei coniugi (“Qualcuno gli aveva detto che i fascisti lo cercavano per mandarlo in un campo di concentramento in Germania”) e offre un ulteriore spunto alla riflessione sulla guerra, attingendo direttamente alla memoria dello zio: “Zio Alberto diceva sempre e appassionatamente che così come il genere umano aveva stabilito culturalmente il tabù dell’incesto, allo stesso modo avrebbe dovuto concepire il tabù della guerra”. 

Anche Wei Yi, in “Alberto Moravia, testimone di guerra in Ciociaria, volare più in alto”, si sofferma sugli spunti autobiografici e sulle distorsioni che hanno subito nell’opera.
Così se “Rosetta fa una doccia giornaliera, rovesciandosi sulla testa il secchio di acqua ghiacciata”, la mente corre alla Morante; la fuga di Michele dai rastrellamenti allude a quella di Moravia (“Durante il periodo dei rastrellamenti da parte dei tedeschi, invece di far scappare solo Michele, come ha fatto realmente Moravia…”); la lettura di Michele del passo del Vangelo corrisponde a un’esperienza dello scrittore (“L’idea insolita di leggere loro il Vangelo. Scelsi l’episodio della resurrezione di lazzaro, ma mi accorsi subito che non capivano niente”), come pure la “cena offerta ai due soldati alleati in fuga”…
Questi e altri particolari s’inseriscono in una potente riflessione sulla guerra (“Per capire com’è fatta la gente bisogna osservarla in situazioni eccezionali, appunto in guerra”), che rappresenta in modo preponderante il tema del romanzo (“Nelle quasi 260 pagine, ben 200 sono dedicate a descrizioni piuttosto oggettive e osservazioni sulla guerra”). 

1 – continua 

Bruno Elpis