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Le recensioni di Bruno Elpis

Marnie di Winston Graham (MilanoNera)

Marnie

Marnie” di Winston Graham ha ispirato il celebre film in cui Alfred Hitchcock diresse Sean Connery e Tippie Hedren nel 1964.

La storia comincia con le gesta di una cleptomane che ha messo a punto una strategia criminale iterativa: la ricerca di un’occupazione come cassiera, la permanenza nel ruolo per breve tempo, l’esecuzione del furto, la sparizione e il cambiamento d’identità (“E io sapevo per esperienza che il nome proprio doveva essere simile al mio, che è Margaret – o più spesso Marnie – altrimenti correvo il rischio di non rispondermi quando mi chiamavano”).
Le ruberie consentono alla ladra di mantenere l’ignara madre, che è zoppa e ha un passato di prostituzione e un presente eccessivamente puritano (“Non riesco a pensare che la mia bambina… possa fare certe cose”).

Marnie

Dopo l’ennesimo furto, Marnie riesce a farsi assumere alla Rutland & Co. (”Una piccola azienda tipografica come la Rutland potrebbe essere il loro prossimo obiettivo”) e qui conquista le attenzioni dei due giovani e rivali eredi dell’azienda: Terry Holbrook e Mark Rutland. Uno dei due, Mark, sventa la truffa di Marnie e smaschera la bugiarda impiegata-modello (“Rinata come Marnie Elmer. Mary Taylor… era scomparsa”). Marnie è sotto scacco dell’innamorato Mark, che la costringe a sposarlo, convinto di poter guarire con il suo amore, tutti i traumi che affliggono la donna: la brontofobia (“No grazie… è che mi spavento sempre quando c’è un temporale”), ossia la paura dei temporali (“Morte, tragedia, distruzione. Boati, giudizio finale, corruzione…”), la spiccata tendenza a mentire (“Probabilmente uno psichiatra ti definirebbe una bugiarda patologica”), la viscerale repulsione per gli uomini (“Per me è una cosa degradante” “È… animalesco”) alla quale Marnie oppone l’amore per gli animali (“Era come se avessero sbranato me”).

Marnie

Marnie esprime sincerità soltanto nella passione per i cavalli (“All’Old Crown potevo essere la vera me stessa, la donna adulta che ero diventata con le mie sole forze”) e nell’ascolto di una canzone (“Nel frattempo potevo ascoltare e riascoltare Roses of Picardy”).
Neppure la psicoterapia sembra sortire effetti…
Il finale del romanzo di Graham e quello del film di  Hitchcock sono completamente diversi.

L’edizione del romanzo proposta da “Il Saggiatore” reca in appendice un’analisi di Anna Ferruta che confronta romanzo e trasposizione cinematografica (“Per guarire basta rivivere il trauma sessuale infantile… È possibile che Hitchcock sia stato così riduzionista, così intriso della fobia puritana e antisessuale che era presente nella cultura sociale dell’America di quegli anni?”) e un’intervista realizzata da Truffaut nel corso della quale Hitchcock non risparmia alcune dichiarazioni choc (“Mi piaceva soprattutto l’idea di mostrare un amore feticista. Un uomo vuole andare a letto con una ladra perché è una ladra…”).

L’opera – tutta da gustare - è particolarmente consigliata agli amanti del thriller psicologico e, naturalmente, ai cultori del romanzo classico e della storia del cinema. 

Bruno Elpis 

http://milanonera.hotmag.me/marnie/