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Le recensioni di Bruno Elpis

Doctor Sleep di Stephen King (Milano Nera)

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Affrontare il remake di un grande successo è impresa sempre ardua, in ogni caso minata da un sospetto strutturale: se un’opera prima gode infatti del vantaggio di essere nata spontaneamente (e da questa circostanza l’opera trae autenticità e vitalità), un sequel generalmente viene concepito a tavolino e, come tale, rischia di essere una forzatura.
A questo effetto non sfugge, a parer mio, neppure “Doctor Sleep”, il romanzo con il quale Stephen King si assume l’improbo onere di dare un seguito a Shining, il best seller il cui successo è stato amplificato dall’efficace trasposizione cinematografica di Kubrick e dall’interpretazione spiritata di Jack Nicholson. 

 

Con esito non proprio cristallino, “il Re” dà vita a un paranormal horror costruito intorno alla “luccicanza”, il potere visionario e telepatico di cui gode (o soffre?) Dan, il bambino con il triciclo di Shining, che qui ritroviamo cresciuto e alle prese con il problema che aveva afflitto anche il padre Jack Torrance-Nicholson: l’alcolismo.

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La luccicanza ha un’intensità inversamente proporzionale al vizio (“L’alcol riusciva a zittire quella cosa che hai…”) e accomuna Dan ad Abra, una ragazzina dotata di poteri che spaventano i genitori (“Ha poteri telepatici?... Possiede facoltà telecinetiche?.... È una sensitiva? Una preveggente, per usare una parola più elegante?.... Il problema del paranormale è che non è una scienza. Troppi ciarlatani…”) e che costituiscono elemento di richiamo per una dinastia di mostri organizzati in una confraternita (“il Vero Nodo”). Costoro sono una sorta di vampiri che si nutrono non di sangue, bensì di vapore: “E’ biancastra. Una nuvola luccicante…” 

La lotta di Dan, luccicante senior, e Abra, promettente luccicante junior, contro le mostruose creature avviene senza esclusione di colpi e secondo le bizzarre regole del paranormal (“Roba da mandare in bancarotta gli operatori di telefonia mobile”): il duello finale si svolge esattamente nel luogo ove sorgeva l’Overlook, l’albergo maledetto nel quale si consumò il dramma dei Torrance. Un luogo infestato da spiriti, presenze e ricordi, che non si asterranno dall’intervenire nel conflitto in atto. 

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Dan Torrance è un eroe positivo: combatte la sua maledizione, aiuta gli anziani nel passaggio fatale (“Noi non finiamo mai veramente”) ed è di esempio ad Abra (“Proprio come Superman, uso i miei poteri per difendere la verità, la giustizia e lo stile di vita americano”). 

Il romanzo non deluderà gli appassionati fan del maestro dell’horror. Personalmente ho preferito le note malinconiche e più credibili del precedente Joyland… 

Bruno Elpis 

http://milanonera.hotmag.me/doctor-sleep/