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Le recensioni di Bruno Elpis

“Giallo di zucca” di Gaia Conventi (qlibri)

coverQuando le fiabe si tingono di nero 

Gaia Conventi (“già vincitrice del Myfest – Gran Giallo città di Cattolica”, così recita la fascetta sulla copertina del libro) è un’autrice satirica, oltre che blogger nota per la franchezza e la schiettezza delle opinioni che esprime.
Con “Giallo di zucca”, la scrittrice nativa di Goro (sì, proprio lui, il paese che già diede i natali a Milva, la pantera di Goro) dà sfoggio di ironia e umorismo in una storia che oscilla a mo’ di pendolo tra normalità e surrealismo, nella magica cornice di Ferrara. Ma procediamo con ordine e parliamo dei protagonisti, della storia, del contesto urbano e… naturalmente di Gaia. 

La carica dei 101

I PROTAGONISTI 

L’eroe-antieroe protagonista si chiama Luchino (un nome che odia!) ed è fotografo della polizia scientifica (“Dovessi attaccare bottone direi che sono un cultore del glamour, ma sono in ritardo e vi dirò la verità. Fotografo cadaveri”).
Incarna normalità e dolcezza (“Del resto, nello scampolo di vita che non coincide con la mia permanenza in ufficio, io leggo romanzi d’amore”), è un poco goffo e imbranato (odia guidare l’auto), non è particolarmente acuto, non è particolarmente fortunato con le donne e forse anche per questo cattura le attenzioni di Mary, aspirante scrittrice di gialli, alla quale non osa confessare la sua professione (“A volte scordo che per Mary sono un fotografo di cresime e matrimoni”). 

Luchino ha un amico inseparabile e, a modo suo, fedele: “Poirot è il mio cane, un meraviglioso esemplare di pastore belga”, un animale che – come da teoria fisiognomica piuttosto accreditata – riproduce su scala canina il suo padrone. Perché anche Poirot incarna normalità (“Ah sì, il mio cane sa usare il telecomando”) e dolcezza, è un poco goffo e imbranato (ed è anche molto riservato quando espleta le proprie funzioni, le “eme p” e le “eme c” ove “eme” sta per emergenza, mentre la p e la c… confido nella vostra perspicacia!), non è particolarmente acuto, non è particolarmente fortunato con le donne e forse anche per questo cattura le attenzioni di Dolly, la vezzosa dalmata di Mary (“I ragazzi, i nostri cani per intenderci, stanno al passo della futura gloria del mistery nostrano e zampettano allegramente verso la strada”).

zucca!LA STORIA 

Ferrara e dintorni sono funestate da un serial killer, che la creativa fantasia popolare ha sinistramente ribattezzato “l’assassino delle favole” per via di alcuni indizi che sembrano ricollegare gli omicidi a Cappuccetto Rosso e ad Hansel e Gretel: “Quindi, tirando le somme, è morto Broccoletti, il tuo professore. E’ morta anche la cuoca dell’asilo in cui tu andavi, e che lo zio ha denunciato per furto… Adesso è sparita anche Emy, che tu conosci e che veniva a dare una mano nella libreria dei tuoi.”
Di delitti e sparizioni viene sospettato il cugino di Luchino: il Pierfi (che sia lui “la zucca” del titolo?), un bamboccione che finalmente, dopo un tortuoso percorso scolastico, arriva ad agguantare una laurea in geologia grazie alle lungimiranti e machiavelliche strategie del suo tutor, Vito Vitali che – guarda caso! - è anche il figlio di una delle donne scomparse…

Il palioIL CONTESTO URBANO 

Decisamente Ferrara, fotografata a più riprese in una delle sue manifestazioni più vitali e autentiche (“Dicono sia il Palio più antico, di certo le gare di musici e sbandieratori sono parecchio sentite in città”), descritta attraverso espressioni idiomatiche (“A Ferrara sandron non è esattamente un complimento”), oggetto di un amore incontrastato (“Piazza Municipale, forse la più bella piazza d’Italia quando ci si esibisce in gare di bandiere”) e sincero (“Piazza delle Erbe, è un angolo di mondo dove ogni cosa appare al meglio di sé”).
Poi ci sono i dintorni: “Di solito i ferraresi vanno al Lido degli Estensi o al Lido di Spina, io ho sempre preferito Volano, il più placido dei nostri lidi”.
E non può mancare il paese natio (“Oggi hanno trovato a mollo, a Goro … Nereide Pausilli, di anni settanta…”; “…la Gattara è stata trovata nella sacca di Goro e pare fosse in acqua da almeno un mese…”) de…

Gaia Conventi…L’AUTRICE

Amante delle situazioni grottesche (“La signora delle pulizie ha detto che dobbiamo stare qui finché non ha terminato…” nel capitolo intitolato “Una giallista da balcone”), anche al limite del paradosso (“Con Mary queste cose vanno per le lunghe, come quando si spiega a un bambino di cinque anni come funziona il sistema solare”), dice pane al pane (l’insegnante di arti plastiche dell’asilo, per l’agente che verbalizza, “è quella che aiuta i bambini a creare assurdi lavoretti che poi si è obbligati a tenere sulla credenza anche se fanno schifo”) e vino al vino (così le lucciole sono “quelle che s’illuminano bruciando copertoni”). Non disdegna riferimenti colti, ma si lascia sempre trascinare dall’abilità nel caratterizzare situazioni e personaggi (“zia Italia con un vestitino a fiori che la fa sembrare un’attempata ceramica di Capodimonte”).
Dopo una narrazione sempre in bilico tra la commedia e il cartone animato, nella scena madre finale Gaia si abbandona all’umorismo in una variante macabra che già aveva lasciato presagire (“La scena, vista da lontano, potrebbe ricordare lo scambio di condoglianze in sala mortuaria”) in corso d’opera (“lugubre anche di giorno, di notte sarebbe la gioia di Dario Argento”), per affondare la lama della sua satira nel cinismo popolare e mediatico che – come da italico costume - accompagna i peggiori delitti.

Come in ogni fiaba, bianca o noir che sia, eccoci giunti alla morale della favola: questo è “Giallo di zucca”, questa è Gaia Conventi. E con lei il divertimento è assicurato…

Bruno Elpis 

http://www.qlibri.it/recensioni/gialli-narrativa-italiana/discussions/review/id:38562/