Le recensioni di Bruno Elpis
Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza di Dacia Maraini (Malgradopoi)
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- Scritto da Bruno Elpis
Chiara d’Assisi, un altro volto de “L’amore rubato”?
Dopo la raccolta di racconti intitolata “L’amore rubato”, Dacia Maraini propone l’immagine di una donna molto amata, capace di coinvolgere ed emozionare, nella quale la cultura popolare e le odierne istanze pauperistiche ripongono grande speranza di rinnovamento: “Chiara di Assisi”.
La grande scrittrice, che riveste un ruolo di protagonista nella letteratura italiana al punto di rappresentare un’icona, propone – come sempre – una lettura originale e nuova, non soltanto della spiritualità e del carisma di una donna che ha costituito esempio e stimolo, ma anche del suo ruolo culturale.
Con i guizzi narrativi e l’indipendenza culturale che consacrano Dacia Maraini coscienza critica del nostro tempo, l’autrice propone riflessioni volte a riconsiderare una figura femminile che si inserisce nella storia travagliata della donna come momento unico: di dolcissima rottura e di “obbediente disobbedienza”.
“Nelle famiglie ricche ... la verginità della sposa era un sine qua non… Il marito si proponeva come guida, modello, maestro oltre che proprietario, signore e padrone. Ragazzine di dodici, tredici anni venivano contrattate… Era da questo che fuggiva Chiara?”
Chiara orienta le proprie scelte in un quadro culturale a senso unico, nel solco di una tradizione maschilista che affonda le radici nell’antica Grecia. Ove, tra gli altri, Eschilo (“Il corpo della donna… è solo un vaso che contiene il seme maschile”), Platone (“Solo i maschi sono creati direttamente dagli dei e sono forniti di anima”) e Aristotele (“Le donne sono maschi sterili”) hanno posto le premesse di pregiudizi nocivi e devastanti.
Chiara si muove all’interno di un sistema nel quale sono “tutti più o meno d’accordo, questi Padri della Chiesa insistono nell’affermare un sistema di educazione basato sull’inferiorità mentale e psichica delle donne e sul bisogno del dominio e del controllo sui loro corpi.”
Le citazioni piovono fitte fitte.
Jacopo da Varazze: “La moglie deve amare assolutamente e passionalmente… il marito deve amare con moderazione…”
San Girolamo: “Se è un bene non toccare una donna, allora è un male toccarla…”
Sant’Agostino: “Quanto maggiore il piacere, tanto più grave il peccato. Chi ama con troppo calore la moglie è un adultero.”
San Paolo: “Le donne devono coprirsi la testa perché non sono immagini di Dio… essa è soggetta al dominio dell’uomo e non ha alcun genere di autorità.”
San Tommaso d’Aquino: “Le femmine nascono a causa di un seme guasto o di venti umidi.”
Sant’Ambrogio: “E’ giusto, quindi, che la donna accolga come padrone chi ha indotto a peccare”.
In questa analisi, troviamo un ideale punto di contatto con le storie de “L’amore rubato”: storie di donne dei nostri giorni, che “amano” in modo incondizionato i loro carnefici e subiscono le loro angherie senza ribellarsi per un’insidiosissima causa culturale: “Mi sono ricordata dell’insegnante di religione che diceva: voi donne avete una colpa imperdonabile, avete mangiato la mela proibita da Dio e avete cacciato Adamo dal paradiso. Niente e nessuno potrà mai perdonarvi.” Che, nel romanzo su Chiara d’Assisi, diventa: “Introiettando ben bene l’idea della propria inferiorità, le donne spesso si sono fatte le peggiori nemiche di se stesse e delle altre donne.”
Di fronte a tale affondo, diventa ovvio porsi un interrogativo: “A mente sveglia mi chiedo da dove derivi tanta furia sessuofobica. Perché di fronte a tanti peccati gravissimi… la sessualità sia considerata, soprattutto per le donne, come il male più insidioso e il più odioso…”
E sul piano storico: “Cosa può avere elaborato la coscienza storica femminile in tanti secoli di teorie razziste?”
Ecco che allora “la piccola volitiva Chiara di Assisi è stata una antesignana della difesa dei diritti delle donne, anche se non ha mai pensato in termini di rivendicazione, sentimento lontano dalla sua natura e dalle sue scelte di vita.”
E l’autrice prosegue la propria lucida disamina chiedendosi – di fronte alla definizione di monaca come “sposa di Cristo” – perché “a nessuno è venuto mai in mente di considerare i monaci promessi sposi della Madonna.”
“Cristo era per Francesco e i francescani un fratello. Da dove veniva l’idea che le monache dovessero essere spose e non sorelle di Cristo o figlie di Cristo?”
Per constatare che nella mistica “quanta letteratura femminile trascurata, nascosta, obliata!”
Ma non crediate che la presentazione di Chiara avvenga soltanto da questo punto di vista. L’illustrazione della santa avviene a tutto tondo: spiritualismo e misticismo, profilo storico e sentimento religioso sono esaminati in profondità, per regalare un affresco completo e documentato. Perché Dacia mantiene il proprio spirito critico intatto anche nei confronti di se stessa (“Lei ha un piccolo cuore illuminista che la guida e la condiziona”). Al punto che il lettore non esita a concordare: “Lei ha visto Chiara e ce l’ha fatta vedere plasticamente, a piedi scalzi…”
Lo stile è unico: “Mi è piaciuto che dall’epistolario sia passata al diario. E’ una tradizione femminile.” E riserva piacevoli sorprese semantiche: “… non esiste il parallelo della parola fraterno. E invece sì, si dice sororale.”
Bruno Elpis
Grazie all’amico Angelo Favaro, tra l’altro autore della prefazione a Giallo d’Arte 2013, ho realizzato l’intervista a Dacia Maraini. Il testo dell’intervista lo trovate a questo link.
http://www.malgradopoi.it/recensioni/chiara-di-assisi-elogio-della-disobbedienza-di-dacia-maraini